Storia moderna della Sardegna di Giuseppe Manno
11796] PARTE SECONDA. — LIBRO QUINTO. 393
avveduti già vedevano aperto avanti ai snoi passi il precipizio, cbe tutta dovea ingoiare la storia angioina. Nè mancarongli gli amorevoli e saggi consiglieri a distòrio da tanta temerità.
Era primo ai suoi famigliari, per istrettezza di parentado e per amore quasi paterno, il canonico Arras, zio suo e vicario generale di quella diocesi.1 Avea intinto nelle idee dell' alternos, ma temperatamente. Voleva anch'egli riscatto feudale, ma non violenze, non licenze popolari, non sangue. Era partigiano, ma sacerdote. Udito della partenza, intesane la ragione apparente, conghietturato lo scopo ascoso, gli stringe il cuore il pericolo del nipote, lo scompiglio della patria, e frettoloso corre alle sue stanze a chiedergli segreto colloquio. Sgombera egli dapprima l'illusione delle mentite ragioni del viaggio; e strettolo a confessare nitidamente il suo intento, chiedegli se ha cuore di spingere a novello e fatale conflitto le civili discordie della Sardegna. Non è più, diceagli, lo sbalzare da seggio, anche insanguinandolo, alcuni regii ministri a te odiosi. Non è più richiamare a obbedienza legale, anche armata mano, una città mal consigliata ad indipendenza. È la metà della nazione sarda che va ad affrontare l'altra metà: il sangue si spargerà, perchè gli uni chia-mansi Logodoresi, gli altri Cagliaritani, cioè per quelle ragioni per cui dovrebbero abbracciarsi fraternevolmente. Ed avvi pur feudi nelle province cagliaritane; tuttavia quei vassalli non rizzano bandiera, non insorgono, non tempestano: sarà gloria lo spogliare alcuni baroni senza divellere da radici la baronia? E poi, qual gloria non si contamina col prenderne ad instromento la sfrenatezza plebea, o le coltella dei sicari o l'impeto cieco della violenza? Ma avvi veramente argomento di fiducia a' guadagnare, anche bruttata, questa gloria? Ti confidi tu a fede di scherani, ad ausilio di popolani affamati che t'inimicheranno
' Notizie pervenutemi dopo la pubblicazione di questa Storia smentiscono la qualità di vicario generale da me allora data al canonico Arras. L'in-tromessione sua però, onde svolgere dai suoi propositi il nipote Angioi, mi risultò certissima. Cbe se la pochezza dell' ingegno di questo buon canonico parve a qualche lettore meno acconcia all'onoranza da me fattagli di un incalzante discorso, io non me ne scuso; perchè il concitamento dell'animo in grave pericolo, è miglior fonte d'eloquenza cbe lo studio dei luoghi rettori-ci'; e perchè, in ogni caso, è acquistato agli storici il diritto di adeguare i discorsi ai fatti.
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