Storia moderna della Sardegna di Giuseppe Manno
[1796] PAnTE SECONDA.— LIBRO QUINTO. 3" 3
chiarargli nettamente, se persistevano nel proposito già una volta manifestato di voler scuotere la signoria feudale. (Di questa sola signoria parlava all'aperto, giacché l'abbassamento di altra signoria più elevata era arcano riserbato a privata espansione di confidenza.) Vedeano come non tenea conto di personali disagi, recandosi egli stesso di luogo in luogo ad ascoltare quelle risposte. Rispondessero sinceri, ma rispondessero di si. Furono affermative le risposte, ed augurate ancora da clamoroso applauso all'interrogante. Tanto più, dopo che alle brevi e sedate parole di Angioi sottentrò il commento abbondante e passionato del prete Murroni ; il quale parlò loro e di catena da levarsi dal collo, e di alta protezione da cui sarebbero coperti in questo loro uscir di servaggio, e di patto bilaterale, per l'alternos di renderli liberi, pei popolani di serbargli sicura e intangibile la persona, ponendone pegno la vita loro e il loro patrimonio.
Passò quindi Angioi a Florinas, dove il parroco Sechi-Bo-logna gli duplicava la coadiutoria del Murroni, ed ove gli si presentarono ad ascoltarlo i comuni di Ploaghe e di Cargieghe. Piovea dirottamente, e perciò non potè 1' adunanza congregarsi all'aperto cielo. Si chiusero adunque tutti coloro che po-teano capirvi nella chiesa parrocchiale; e fatte trasportare le ostie consagrate nella sagrestia a scanso di profanazione, fer-mossi l'alternos nel presbiterio, e vi lesse una scrittura che conteneva quelle domande medesime e quelle ragioni che avea già spiegato nel luogo della prima sua posa : solo che aggiungeva per sè quella condizione del Murroni, di voler da essi difesa con patto di sangue, sempre che venisse assalito dai suoi nimici, i quali nimici pur erano dei vassalli. La voce di Angioi era fievole, e la diceria era composta in lingua italiana, e quei Fiorinosi non intendeano né l'una nè l'altra. Montò adunque in sul pulpito a leggerne una traduzione il rettore Sechj-Bolo-gna ; ma era ancor egli tocco da fiocaggine in quel giorno, e a stento gli si udiano le parole. Quel volgarizzamento si devolvette perciò al Murroni, il quale, lettolo, appiccovvi la sua glossa, assicurando quei popolani aver egli stesso udito dalla bocca del marchese Vivalda, che conformi alle vedute di Angioi erano le intenzioni del re.— E se il re le contrariasse, chiedeva
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