Storia moderna della Sardegna di Giuseppe Manno
412 STORTA DI SARDEGNA. [i795,
i Bonorvesi gli dessero sicurtà alle spalle. E non solo sicurtà noi diamo, risposero essi, ma anche accompagnatura, chè non v'ha più inimistà fra uomini d'onore allorché v'ha confidenza. Mossersi perciò al loro fianco, e le cose restarono per qualche tempo senza sospetto. Ma indi a poco udirono innalzarsi il grido banditi, e videro spuntare incontro a'loro due drappelli, comandati l'uno dal prete e da Salvatore suo fratello, l'altro da Pietro Murroni e dall'Auleri. Posersi questi immantinenti a trarre cogli schioppetti contro ai Bonorvesi; i quali riparatisi dietro ad alcune rocce, poterono con quella difesa sostenere il fuoco dei nimici, e tenerli discosti a furia di fucilate finché annottò.
All'indomani, avvisati quei cavalieri di Bonorva che gli Angioini ricomparivano presso alla villa, corsero colla loro genie addosso ad essi, e fatto fuoco e spaventatigli, li costrinsero a ritirarsi nel monte di Mazola; donde sarebbero di nuovo discesi a funestare la villa, se il parroco ed il clero di Macomer non si fossero intromessi a pacieri. La pace però si fece senz'ammettere per condizione la voluta accettazione dei Murroni: erano traditori, e non voleano i Bonorvesi macchiata la loro patria con uomini di tal fatta. Talché si videro costretti a ricercar stanza altrove, ed allontanaronsi disconclusi, disfogandosi io minacce contro ai delegati viceregii e contro alla città di Sassari.
Le minacce del prete restarono però senza effetto, perché quei cavalieri bonorvesi, i quali aveano cominciato per respingerlo, finirono dappoi per arrestarlo. Onde fra processo e prigionia gli si ammorti quella foga d'incorreggibile, ammutina-tore, tanto disdicevole al carattere suo di ministro di pace.
Restarono pure senza effetto le date speranze del ritorno d'Angioi. Egli avea riparato prima in Livorno, dappoi in Genova. Avuta colà sicuranza di poter penetrare in Piemonte per presentare, com'egli domandava, le sue discolpe, venne nel dicembre di questo stesso anno in Torino. Si destinava allora dal re ad ascoltarlo in quelle sue difese l'avvocato fiscale presso al supremo Consiglio, collaterale Cappa; al quale Angioi presentavate in lungo e caloroso memoriale, indiritto al doppio fine di scemare la sua parte di reità, e di aggravare dei mali della patria, che teneva per inevitabili, i nimici di lui, vale a dire i
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