Storia moderna della Sardegna di Giuseppe Manno

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      [4798] PARTE SECONDA. — LIBRO SESTO. ' 421
      [4797.] Era già chiuso l'anno 4796, memorabile quanto altro mai nella storia sarda, quando l'abate di Salvenero, il quale avea scelto per sua dimora la Toscana, sentendosi anche stretto da famigliari angustie, deliberò di ritornare in patria. Presentossi nel porto di Cagliari, e prima che avesse avuto tempo di -esserne rispinto dal viceré, un fortunale imprevisto rigettava la sua nave sui' lidi d'Africa. Ricondotto da miglior vento, chiede di poter sbarcare. Il viceré si rivolge agli Stamenti, e gli Stamenti si rimettono alla deputazione nella quale si posavano per piena confidenza. Questa parlava, non come a superiore autorità, esponendo le ragioni della sua renuenza, ma come parlasi quando chi comanda non vuol darsi la briga o non dee correr il rischio delle spiegazioni. I motivi dell' allontanamento, rispondeva, erano, non che cessati, accrosciuti. E Vivalda, modesto interpositore, volta vasi con questa risposta agli Stamenti, e lor chiedeva una finale determinazione, profferendosi già fin d'allora disposto ad acconsentire a quanto proporrebbero. Né bastava tanto abbassamento di cortesia; ma aggiungeva eziandio, si affrettassero a dare a lui viceré le occorrenti disposizioni (sono parole tratte dal carteggio di lui), perchè il termine della contamacia, cui era stato assoggettato l'abate come proveniente dall'Africa, era già per iscadere. Cosi capovolta la gerarchia delle podestà politiche, la consulta o preghiera degli Stamenti era diventata disposizione, e il rappresentante del re era ministro di obbedienza; ed era egli stesso che il diceva. Anzi non avea egli ritegno di confessare questa sua nullità al ministero di Torino; perchè in questo medesimo giro d'affari, e in occasione in cui la sua cedevolezza giungeva al punto di fargli abbandonare un impegno già preso, mosso finalmente da dispetto lamentavasene in questa guisa: Si ha il pensiero di ridurmi al solo privilegio della segnatura: vidi già negli anni passati in Praga un automato che giocava agli scacchi: se si congegnasse a poter scrivere il suo nome, sarebbe buono anch'egli, durando cosi gli affari, a far officio di viceré.
      Gli Stamenti rimandarono, come si prevedeva, la risposta dell'esilio. Vollero anzi indicarne eglino stessi il luogo, acciò al viceré non restass» neppur l'autorità di quella scelta. Ma
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Storia moderna della Sardegna
di Giuseppe Manno
Felice Le Monnier Firenze
1858 pagine 466

   

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