Storia moderna della Sardegna di Giuseppe Manno
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per chiedere gli si désse finalmente lo scambio. Avea già compiuto, dicev'egli, quanto i suoi precessori erano stati soliti compiere. (Potea aggiungere, che memorie assai più tenaci resterebbero del suo viceregnato di quelle che si riferiscono ad atti di formolario governativo.) Perciò scrivendone al ministro, intarsiava nel suo spaccio le note parole di Simeone: Ora congedi il tuo servo, o Signore. Non aggiunse però, come nel séguito del versicolo, in pace.
Altra calamità era pur quella dei delitti cresciuti a dismisura in quel furiare di pubbliche e di private passioni. La capitale stessa era contristata da uccisioni commesse con israc-ciataggine, e più volte da quella indomabile e feroce compagnia dei cacciatori miliziani, ministra già di pubbliche scelle-raggini, stromento ora di private vendette. Il viceré lagnavasi di questa spaventosa accumulazione di misfatti. Lagnavasi che nelle mani del vecchio reggente 1* amministrazione della giustizia fosse qualche volta mezzo a sostenere od a combattere passioni di partito: e in ciò spiegavasi apertamente. Ha recato però gran meraviglia a me scrittore, nel leggere tutti per intiero quei suoi spacci, anche di più arcana confidenza, di non avervi mai trovato né per biasimo né per lode, neppure al-lorachè ragionava di questa materia così affine dei delitti della capitale, il nome di Sulis. Se in Torino dovea giudicarsi con le relazioni sole del Vivalda, quel nome dovea esservi ignoto. Pure Sulis volgea allora ogni cosa a suo senno in Cagliari. Sulis scatenava quando volea quei terribili suoi cacciatori: Sulis, quando gli aggradava, ponea loro la musoliera. Gli Stamenti deliberavano con la tacita condizione del plebiscito di lui: i magistrati stessi erano condotti qualche volta a dipendenza da lui nelle condanne criminali, perchè egli era uomo da strappar loro dalle mani il condannato. Egli tribuno militare, egli tribuno del popolo, egli viceré; giacché Vivalda non usciva di titubazione nel disporre di gravi negozi, se il signor Vincenzo (chè così chiamavalo) non lo fermava col suo suffragio. Fortuna grande che in quest' uomo, di cui ho dato già in altro luogo conoscenza tale a farlo pregiare per uomo non ordinario,' fosse, come negli uomini di gran cuore, inclinazione
1 Vedi sopra, pag. 171, e seg.
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