Storia moderna della Sardegna di Giuseppe Manno
438 STORTA DI SARDEGNA. [i795,
ordinò il bey che gli schiavile fra essi le persone più notevoli e le fanciulle, fossero distribuiti nelle case dei negozianti cristiani domiciliati nella reggenza, ed alcuni presso ai Mori, ma per a tempo. Chiedeva, è vero, al tempo stesso trecento zecchini veneti senza distinzione 'd'età o-di sesso, allegando a testimonianza di generosità cbe il prezzo commerciale di una donna fosse per lo meno -di zecchini seicento. Voleva pure sopra ciò un merito del dieci per centinaio sulla somma totale del riscatto, ed otto zecchini per capo a titolo di regaglia per alcuni suoi officiali di barbaro titolo che componevano,come noi diremmo, la Cancelleria di Stato. I sentimenti di moderazione o di paura mostrati dapprima prevalsero all' ingordigia dell' alto prezzo ; ed allorquando recossi colà il conte Porcile di Sant'Antioco a trattare la redenzione, non fu malagevole, come sarebbe stato nei tempi più spaventosi della possanza di quei bey, il convenire in condizioni d'ambe le parti accettevoli.
Se dove le conferenze del viceré col console francese accennavano ad umanità riuscirono piane e di facile conclusione, lo stesso non accadeva nelle discussioni che miravano a cose di Stato. Ginguenè, ministro della repubblica in Torino, avea-gli dato instruzioni severe, acciò che ei vegliasse sopra i negozi sardi, se non in maniera da secondare l'infida e fellonesca politica di lui nel Piemonte, in guisa almeno che gì' interessi francesi avessero sempre il sopravvantaggio. Protettore e quasi aizzatore dei fuorusciti piemontesi, volea anche aiutare i fuorusciti sardi; e dolevagli che Valentino gli avesse abbattuto quelle teste, nelle quali meglio fermentava il principio politico, da lui proclamato, del diritto popolare della ribellione. Comandava pertanto a Laugier, insistesse vivamente presso al viceré perchè si pubblicasse anche in Sardegna l'amnistia volata in Piemonte. Il marchese Vivalda, il quale in materie siffatte era destro e sperimentato parlatore, rispondeagli accortamente: essere anche nella Sardegna conveniente quell'amnistia, averla anzi domandata gli Stamenti del regno; ma il governo e le leggi piemontesi essere affatto separate dall'amministrazione delle cose sarde, richiedersi forme speciali e distinte; il re era forse per dare quelle disposizioni, ma non le avea ancora date.
Tenea egualmente svegliata l'attenzione di Ginguenè la
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