Storia moderna della Sardegna di Giuseppe Manno
146 STORIA DI SARDEGNA. [1798}
scarnante immoliti a preda opima. Proponeasi adunque di mutare il ritiro di Teulada in quello di Serdiana, luogo mediterraneo e più sicuro. Non cessavano perciò le difficoltà, giacché parea che il viceré volesse piuttosto ritirarsi che discostarsi dagli affari. Fu ultima medicina al male il riposo nella stessa reggia. Chiamò il reggente, chiamò il magistrato, e commise loro quel supremo potere che aveano già esercitato nel 1794: facessero eglino, e tutto riuscisse per lo meglio.
Da quel punto le cose procedettero più agevolmente. Cocco, diventato pressoché viceré una seconda volta, provvedeva anzi tutto perchè in Sardegna si conservasse tranquillità in quel-l'approssimarsi di epoca novella per lei. Scriveane ai governatori; scriveane al Valentino in Sassari, il quale al primo annunzio dei turbamenti del Piemonte era statogiàinvitatoa prolungare la sua delegazione. Spediva pure prontamente il legno sottile, destinato a recare al re la prima lettera degli Stamenti. Stretti quindi gli stessi Stamenti a deliberazione per convenire sulla nomina dei deputati, riuscivano eletti per lo Stamento militare il marchese di Sant'Orsola, priotio nunzio della rivoluzione piemontese, ed il Guiso; il Pintor era nominato a rappresentare lo Stamento reale. L'ecclesiastico non fu rappresentato: e di-ceasi apertamente cbe a persone ecclesiastiche non era conve-nevol cosa il correre nel Mediterraneo a ricercare le navi inglesi, e l'aver colloquio e patti con acattolici: non mancò chi dicesse ascosamente, che il clero avea veduto di mal occhio sospendersi la collazione di tutti i benefizi ecclesiastici, ardentemente promossa dagli altri due ordini come mezzo di redenzione degli schiavi carolini ; e perciò erasi resistito ad associarsi loro in quest' altra opera. Neil' ultimo giorno dell' anno, ritratte le lettere loro credenziali, imbarcaronsi i tre deputati indirizzandosi inverso Livorno.
[1799.] Il capo d'anno celebravasi sempre con complimenti e voti solenni di prosperità, che i maggiori corpi dello Stato soleano fare al viceré recandosi al suo cospetto. Ma il viceré volea ancora essere infermo; ed il bene che egli avrebbe bramato gli si augurasse, era il potersi distrigare decentemente dalla Sardegna e dal suo governo, la qual cosa non potea recitarsi in un'aringa. La giornata adunque passò senza feste.
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