Storia della Toscana dalla fondazione di Filippo Moisč
42 storia della toscanasenza por mente al peccato della violata promessa, giurņ di sposar la Donati, e indi a poco celebrņ le infauste nozze. Non seppero patire l'atroce insulto gli Amidei, e cogli Uberti, i Lamberti, i Fifanti e i Gangalandi, tutti consorti fra loro e potentissimi, congiurarono insieme di farne vendetta, e di lavar la vergogna nel sangue del seduttore. La parola di morte uscģ dalla bocca di Mosca Lamberti, e la ripeterono tutti Il di sacro alla memoria della risurrezione di Cristo si ragunarono tutti i congiurati nelle case degli Amidei presso 1' Arno, calato il Ponte vecchio, dov' č la chiesa di Santo Stefano, e fecero la caccia al Buondelmonti che dovea passar di lģ per andare alla cattedrale ; quando Io videro spuntare, gli si fecero addosso tutti, e a pič della statua di Marte, antico patrono dei Fiorentini, lo rovesciarono da cavallo e lo spensero con mille ferite. Rapidamente in quel giorno , in cui lutti erano per le vģe, corse la nuova del brutto caso pella cittą, i nobili levaronsi a rumore; il popolo stette con loro, e, secondo le parti che ciascuno seguiva, si divisero, chiamandosi dei Guelfi e dei Ghibellini; i Buondelmonti furono fra i primi, gli liberti fra i secondi, e dato di piglio alle armi, cominciarono le offese, gli assalti , le uccisioni. Al solito le vie , anguste com' erano, furono asserragliate; si combattč dalle torri, dai ballatoi improvvisati ; piovve da ogni lato una grandine di sassi, di frcccie ; era per ogni dove un trambusto, una confusione , un gridar continuo di vendetta e (Ji morte, difficili a descriversi. Firenze n' andņ in fascio e ruina, le discordie e le zuffe si distesero pel contado, pelle cittą vicine e lontane; alle corte tregue, che pur troppo si facevano per stanchezza, non perchč gli animi posassero, succedevano battaglie accanite, e quando non si combatteva fra le mura U' una cittą, le gelosie accendevano guerre fra comune e comune ; cosģ l'indipendenza d'Italia rimase un doloroso desiderio per odio tra cittadini e cittadini, tra uomini che parlavano lo stesso linguaggio. Federigo II prese a favoreg-
I Che diisi, lasso! capo ha cosa fatta;
Che fu *1 mal seme per la gente tosca.
BASTE, iHF. Cant. xxviii.
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