Storia della Toscana dalla fondazione di Filippo Moisè
capitolo Prato. 49
ai rifugiava al servigio dèi nobili una caterva di banditi e di perversi facinorosi; di quivi era piovuta sul popolo una grandine di freccie e di proietti, di quivi impunemente si insultava alle leggi; il popolo nella sua magnanimità, perdonò ai sopcrchianti, ma volle tor loro le armi ad offese novelle. Poteva egli far meno 1
Per infino allora il podestà di giustizia stato eletto, come notammo, nel 1205 , non aveva avuto una sede degna dell' officio suo, degna del popolo fiorentino, sicura dalle violenze dei turbolenti; i magistrati deliberavano delle faccende di stato pelle chiese, ed ora in quel sito, ora in quell'altro; laonde si pensò a edificare un palazzo nel quale tornò di subito ad alloggiare il capitano del popolo, e più tardi il potestà, quando ne fu ristabilito F officio, senza togliere di carica il primo ; che anzi fra loro si vollero divise l'amministrazione civile e l'amministrazione criminale, parendo pericolosa troppo e soverchia tanta autorità in un solo uoma. Allorché il potestà andò ad abitare stabilmente il palagio nuovamente fabbricato ( an. 1260 ) e che si chiama tuttavia del suo nome, ebbe il capitano le sue stanze in una casa, la quale sorgeva dietro a quel palazzo, che più tardi vedremo fabbricato a sede dei priori.
11 secolo XIII era dunque pervenuto appena al suo mezzo quando il popolo fiorentino, mosso dall' amore della libertà e dalla coscienza della sua forza, con una memoranda rivoluzione scosse il giogo de' nobili e dette all' Europa, tuttavia immersa nella barbarie, lo spettacolo stupendo di una repubblica ben ordinata, obbediente alle leggi, e sicura sotto l'usbergo delle armi cittadine.
Il ghibellinismo, in qnesto tempo, combattuto acremente in Firenze, non prosperava altrove ; le scomuniche aveano volto contro a Federigo II i popoli in Germania, in Lombardia, in Puglia ; quegli stessi che più tenacemente aveano tenuto per lui ora lo abbandonavano ; egli era afflitto da tante sventure, ma non scorato , quando mancò di vita per malattia, non per violenta morte procuratagli dal figlio Manfredi, come scrissero alcuni cronisti per malevoglienza e per malo spirito di parte. Se l'Italia fosse stata di un volere unanime, Federigo avrebbe potuto sollevarla al grado di Storia della Toscana 4
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