Storia della Toscana dalla fondazione di Filippo Moisè

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      capitolo secondo. 81
      Giustizia vuol che si narri che il di seguente si ragunò il consiglio, e per onor del comune, si resero le cose tolte al podestà, e gli furono pagati puntualmente gli stipendi affinchè se ne andasse contento-
      Anni 1295 dell'E- V. — I grandi colsero il destro di questo subuglio, ne dettero la colpa a Giano della Bella e furono creduti da non pochi popolani, perchè era già molto che si travagliavano a farlo esoso ad ogni ordine di cittadini. Fugli levata contro un' iniqua accusa , e moslravansi pronte a sostenerla anche colle armi le due fazioni dei grandi e dei ricchi del popolo. La plebe, che più aveva sentito il benefizio delle riforme di Giano, corse tosto alle sue case poste da San Martino, e giurò di volerlo difendere; ma Giano* «he era un savio uomo, quantunque il fratello suo col gonfalone del popolo fosse già da Orsammichele deliberato di combattere i nemici, veggendosi ora tradito e ingannalo da quegli stessi che con lui aveano procacciato il bene del comune , non si volle mettere alla ventura delle battaglie cittadine, e per non guastare la terra, e per tema di sua persona, non volle ir innanzi, ma si ritrasse e parli di Firenze a dì 5 di marzo 1295, sperando che il popolo Io rimetterebbe ancora in stato; onde per la detta accusa o notificazione, fu come contumace condannalo nella persona e sbandilo. Visse profugo in Francia molti anni, dedicatosi alle faccende della mercatura , e morì vagheggiando indarno l'idea di riveder la patria.
      » Tutti i suoi beni (furono) disfalli e certi altri popolani accusali con lui; onde di lui fu grande danno alla nostra cit-lade, e massimamente al popolo, perocché egli era il più leale e diritto popolano e amatore del bene comune che uomo di Firenze, e quegli che metteva in comune c non ne traeva .... E nota che questo è grande esemplo a quei cittadini che sono a venire di guardarsi di volere esser signori di loro cittadini, nè troppo presonluosi, ma stare contenti alla comune cittadinanza, che quegli medesimi che 1' aveano aiutato a farlo grande, per invidia il tradiranno e penseranno d' abbattere .... »
      Così Giovanni Villani, nè diversamente scrissero gli al' tri cronisti.
      Storia della Toscana 6
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Storia della Toscana dalla fondazione di Firenze
di Filippo Moisè
V. Batelli e Compagni Firenze
1848 pagine 378

   

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