Storia della Toscana dalla fondazione di Filippo Moisè

Pagina (103/378)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina  Immagine

      capitolo secondo. 103
      labria occupato nelle guerre di Sicilia, mandò a prendere la signoria di Firenze, col titolo di suo vicario, un Gualtieri conte di Brienna, che si diceva duca d'Atene. Prese costui il possesso della città, ordinò a suo arbitrio i magistrati , e quantunque usasse scaltrita modestia negli atti e nelle parole, ai più avveduti diè saggio subilo delle sue future improntitudini.
      Anni 1326 dell'E- V—Caslruccio non cessò dal correre il contado fiorentino, e predando e incendiando ven. ne fino sui colli di Signa, donde i difensori con vituperevole viltà fuggirono , lasciando che il terribile nemico inorgoglito calasse fino a Peretola sotto le mura di Firenze, e guastasse per fuoco e per saccheggiamenti ogni cosa. I cittadini e le milizie che stavano dentro, sia per paura, sia per sospetto che fossero traditori fra loro, non osarono uscire, e con gran sollecitudine vigilarono alle mura e alle porte. Nè queste correrie, nè questi orribili guasti furono d' una sola volta, poiché due e tre volle si vide cavalcar Caslruccio sotto Firenze, e consumare e distruggere quanto incontrava fino sotto le mura; cosicché Giovanni Villani, storico e testimone oculare, ebbe a dire che l'assedio e il guasto che l'imperatore Arrigo aveva fatto alla cillà di Firenze, fu quasi un nulla in comparazione di questo.
      Afforzavasi il comune come meglio poteva, volgevasi per aiuti ai vicini, al re Roberto di Napoli, cresceva le gabelle, faceva opera assidua e vigilantissima per impedire le tradi-gioni di dentro , ma l'afflizione era grande in tutti, perchè il danno delle sostanze e delle persone era infinito, e la fortuna di Castruccio lenevasi invincibile. Ma in questi frangenti faceva d'uopo di armi proprie e quest'armi mancavano; la repubblica fiorentina si fidava sulla moneta di cui allora non pativa difetto, ma se gli uomini forestieri si comprano colla moneta, non si vince per essa e con essi ; 1' idea nobile della patria e della sua indipendenza non si insinua nei mer-cenarj , nè si barbica nei soldati per stipendi e per paghe generose; i soldati mercenarj fuggono le pugne e spogliano gli amici più che i nemici, perchè in quelli più che iu questi è facile e men dubbia la preda.
      LjOOQle


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina  Immagine

   

Storia della Toscana dalla fondazione di Firenze
di Filippo Moisè
V. Batelli e Compagni Firenze
1848 pagine 378

   

Pagina (103/378)






Sicilia Firenze Gualtieri Brienna Atene Signa Peretola Firenze Caslruccio Firenze Giovanni Villani Arrigo Firenze Roberto Napoli Castruccio OOQle