Storia della Toscana dalla fondazione di Filippo Moisč
106 storia della toscanaAvignone, avea crealo un antipapa a Roma e correva la Toscana spremendo da amici e da nimici danaro. Una forte masnada di cavalieri tedeschi condotti da Marco Visconti eraglisi in questo tempo ( 1329 ) ribellata per mancanza di paghe, aveva occupata Lucca, scacciandone ingiustamente il figlio e la vedova di Castruccio, e aveva offerta in compra la cittą ai Fiorentini, i quali furono a buon dritto biasimali del non averla voluta allora a poco prezzo, e dello aver tentalo di impadronirsene dopo per forza, quando era venuta in mano di messer Gherardo Spinola genovese.
Triste notizie delle cittą lombarde giugnevano in questo all' imperatore, ed egli sollecitamente vi accorreva ; ma i soldati lo abbandonarono per via e trapassarono al nimico ; volle far oste contro Milano, ma questa cittą, cui s' erano unite Lodi e Monza, gli chiuse in faccia le porle, ed egli ebbe a contentarsi di scendere agli accordi per poco danaro di cui era avidissimo; saputo poi della morte di Federigo d'Austria, avvenuta nel 1330 e del gran moto che davansi gli elettori per proclamare un nuovo imperatore, tornņ in Germania.
Ora calava in Italia Giovanni figlio di Arrigo VII e re di Boemia per desiderio di gloriose avventure', e chiamatovi dai Guelfi lombardi, spaventati di Mastino nipote di Can Grande della Scala ; anche i Ghibellini si volgevano a lui, e in lui speravano. I Lucchesi, per difendersi dalle armi dei Fiorentini che stringevanli d' assedio ( 1331 ), gli offerivano per oratori la signoria della loro patria ; sola Firenze, memore della nimicizia del padre suo, non si lasciņ cogliere dalle belle apparenze, strinse lega con Roberto di Napoli e con quanti gli erano avversi, fossero pur Ghibellini, per cacciarlo d'Italia, » La qual lega, dice Giovanni Villani, da cui fa lodata, da cui fu biasimata, ma certo ella fu allora lo scampo della cittą di Firenze, e la consumazione del re Giovanni e del legato, cardinal Bertrando del Poggelto ». Anche questo principe straniero, che diceva voler essere pacificatore d'Italia, autore della concordia universale, ammassņ ingenti somme di danaro, vendendo a Guelfi e Ghibellini cittą e castella, e usando ogni pił iniquo modo, ripassņ carico di moneta e di vergogna le Alpi Ma se fu sua la vergogna, fu degli Italiani la vergogna e il danno ; e vergogneLjOOQle
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