Storia della Toscana dalla fondazione di Filippo Moisè

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      US STOHA KUi TOKLUdifensori ardili e risolotissnù- 11 popolo, ribaltali) al ponte Vecchio, tentò far impeto al ponte a ltnbaconte, e trovatavi ugnai resistenza, con pià grande sforzo arealiò il ponte alla Carraia, e qnanUmqae b difesa qui più che altrove fosse siala gagliarda, i nobili da ogni parte percossi, ebbero a cedere il terreno e lasci»- il passo al popolo, che irruppe furibondo, si congiunse ai suoi amici d'Oltrarno, e precipitò in massa formidabile sin Bardi. Fecero questi grandi una disperala difesa, e vollero piuttosto vedor le loro case arse, saccheggiate e disfatte, e giurarono morire piuttosto "combattendo che darsi volontari all' arbitrio degli odiali vincitori; ma per una via che costeggia le mora di San Giorgio, sei gonfaloni riuscirono inaspettati a tergo delle case dei Bardi;il popolo vinse la dora impresa, e cacciò in fuga i Bardi e quanti avevano consorti. La parte più ignobile del popolo conlaminò coi saccheggiamenli e colle ruberie la giustizia della sua causa; « assetalo di preda, racconta uno storico grave, spogliò e saccheggiò tulle le loro case, e i loro palagi e torri disfece ed arse con tanta rabbia, che qualunque più crudele nemico al nome fiorentino si sarebbe di tanta rovina vergognato. »
      Cadde così non pertanto h superbia dei grandi ; il popolo vittorioso riordinò lo stalo, e molle rinnovò di quelle leggi o ordinamenti ;di giustizia che sotto la signoria del duca d'Alene erano state abolite; fra le altre quella che se un nobile offendesse un popolano, il consorte pagasse pel con orte e il parente pel parente, fino al terzo grado, una forte ammenda pecuniaria. U popolo si divise in tre ordini, polente, mediocre e minuto; i priori e il gonfaloniere e gli altri magistrali si scelsero lutti dall'uno o dall'altro ordine dei popolani; e molle famiglie nobili della cittì e del contado furono costrette ad ascriversi al popolo, ciò che si accordava come un favore ai meno potenti; ma pel corso di cinque anni non poterono aspirare all' officio di priori, nè esser gonfalonieri delle compagnie, nè capitani delle leghe del contado. Di più, se mai qualche grande, fallo popolano, avesse nello spazio di dieci anni ucciso o gravemente ferito un popolano o fattogli danno nella roba, in forza d' un consiglio del popolo doveva esser ricaccialo per sempre fra i grandi.
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Storia della Toscana dalla fondazione di Firenze
di Filippo Moisè
V. Batelli e Compagni Firenze
1848 pagine 378

   

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