Storia della Toscana dalla fondazione di Filippo Moisè
116 storia della toscanalesse in corte di Roma nei conclavi e nelle eleiioni, e che salisse sul Irono di San Pietro quel Clemente V, per cui il pontificato cadde in lagrimevole schiavitù
Gl'imperatori tedeschi all'incontro per far rispettate le loro pretensioni e il loro nome in Italia, vi avevano in più tempi mandato gente diversa ai loro soldi, la quale, cessato il bisogno in chi la pagava, trovavasi senza modi di vivere, e incapace di piegarsi per lunga abitudine d'ozio ad alcun profittevole ed onesto mestiere. Quegli uomini dunque si raccoglievano sotto certi capitani, venturieri anch' essi, e saccheggiavano le provincie, o vendevano l'opera loro a quel principe o a quella repubblica, non perdonando però all' amico che li pagava, e spesso accomodandosi per moneta col nemico a danno dell'altro. Fu di questi un fra Moriale, cavaliere degli Spcdalieri di Provenza, il quale, raccolti quanti vagavano scioperatamente per la Toscana, per le Marche, per la Romagna e per altre contrade, masnadieri e malvagi uomini, in una compagnia che prese l'appellativo di Giande, corse con questa e spaventò tutte le città della Toscana, minacciò Firenze e ne trasse grossa somma di danaro \ Tulli coloro che stavano in città e nel contado per provvedere alla propria salvezza., s' erano armati, e di questi gli Albizzi e i Ricci, che ambiziosi e potenti si odiavano fra loro e ambivano soprastare l'imo all'altro nel principato della Repubblica, e aspettavano qualche ventura favorevole
1 Bertrando di Goth, dei signori di Villaudran, arcivescovo di Bordò, pei favori di Filippo il Bello re di Francia , fu coronato pontefice a Lione agli tt novembre i3o5 e prese nome di Clemente V. Questi non scese mai in Italia , e la Santa Sede durò a slare ad Avignone fino al i36«, nel qual anno Urbano V , siccome noteremo a suo luogo, la ri. condusse in Italia. Questo periodo si chiamò la cattività babilonica della Chiesa.
1 I Fiorentini ebbero a pagare a5,ooo fiorini d1 oro, i Pisani 16,000. Fra Moriale ebbe mozzo il capo in Roma da Cola di Rienzo, tribuno del popolo, e la Gran compagnia fu capitanata dal conte di Landò,condottiero non meno feroce, nè meno avido del primo; costui con numerosa gente costrinse Siena, Perugia e Pisa a pagargli somme considerevoli, ma il comune fiorentino non volle sentir parlare d'accordi e mandò gente guidata da Pandolfo Malatesta a guardare i passi dell'Appennino nel Mugello, e gli pose taglia sul capo.
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