Storia della Toscana dalla fondazione di Filippo Moisè
capitolo quarto. 141
Addì 1419 dell'E. V. — In quest' anno Martino V ad onorare il comune fiorentino gli spedì la rosa d'oro, solita benedirsi dai pontefici la IV" domenica in quadragesima e man-darsi ad illustri personaggi; per il qual fatto Francesco Ghe-rardiai che era proposto de' priori fu creato cavaliere, ed egli aggiunse ai suo casato il nome DtUa Rota e la pose nello stemma delia famiglia.
Anni 1421 dell' E. V. — Agitatasi di quando a quando la fazione popolare vinta nel 1382, ma i suoi sforzi erano fotti impotenti dalla vigilante sollecitudine dei magistrati, che tenevano d' occhio alle famiglie più pericolose , e le spogliavano delle ricchezze o le privavano degli onori, o come ribelli le sbandivano. Parve nulladimeno ridestarsi qualche speranza negli scaduti quel giorno in cui fa crealo gonfaloniere di giustizia Giovanni d' Averardo de' Medici, detto Bicci, a dispetto di Niccolò d'Uzzano, che avea grande autorità nella cosa pubblica; era Giovanni ricchissimo, e la sua indole benigna e graziosa aveagli guadagnalo 1' affetto di coloro che governavano la città, quantunque appartenesse a famiglia più volte perseguitata come fautrice dei popolani. Non è a dire quanta allegrezza manifestasse per questa elezione la plebe minuta, cui parve di subito aver trovato un difensore, mentre i più avveduti dubitarono che non fosse messa a grave pericolo la libertà dello stalo.
Giovanni de' Medici erasi opposto a una deliberazione di Rinaldo degli Albizi e di Niccolò d'Uzzano , quella di chiudere il consiglio e di scartarne affatto la plebe, soverchiamente innamorati com' erano que' due degli ordinamenti della repubblica veneta; quindi l'amore delle Arli minori per lui era cresciuto a dismisura e sarebbegli stalo agevole farsi signore della Repubblica, se la moderazione non gliene avesse stornata l'idea , e s'egli non avesse pensato che meglio era vincere i popoli coli' amore che colla violenza. Anche quando la guerra col Visconti obbligava la Repubblica a gravare i cittadini d'insolile imposte e a ricorrere agli accatti forzati che aumentavano H debito e nuocevano al commercio, Giovanni de'Medici, per evitare l'arbitrio e le parzialità degli esattori, propose che si scrivessero tutti i beniLjOOQle
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