Storia della Toscana dalla fondazione di Filippo Moisè
capitolo quinto. 149
triarchi e prelati scismatici, ed esprimeva desiderio vivissimo di riconciliare la chiesa greca alla chiesa Ialina; la paura della peste, che allora serpeggiava pell'italia superiore, condusse poscia tutti i padri a Firenze, e la riunione delle due chiese, alla presenza del ponteOce Eugenio IV e d'infinito popolo, fu firmata e bandita nelle due lingue in Santa Maria del Fiore, quaulunque non si stesse molto a vedere che
10 spavento solo aveva consiglialo questa menzogna '.
Anni 1410 dell'E. V.— Le tregue, le paci col duca di Milauo duravano quanto in lui durava la voglia di rispettarle e il vantaggio che ne traeva; quindi e in Toscana e in Lombardia combattevasi aspramente; il Piccinino , penetrato in Toscana, dal Mugello trapassò nel Casentino, s'accostò a Firenze, seminò lo spavento per tutto; finalmente i Fiorentini, avuto
11 tempo di raccogliere un esercito sotto gli ordini di Mi-chelolto Attendolo , gli mossero incontro , quando quell'ardito condottiero slava per tornare inLombardia, richiamatovi dal duca. 1 due eserciti s'azzuffarono sollo Alighièri nella Valle Tiberina, e quello del Piceinino vi fu totalmente disfatto con prigionia del condottiero e di Aslorzio Manfredi da Faenza, i quali furono chiusi nel castello delle Slinche. Così la Toscana rimase libera, e la guerra si ridusse tutta in Lombardia.
Anni 1411 dell'E. V. — L'anno dopo, condottisi a Cremona gli ambasciatori di Firenze, di Venezia, del pontefice e del duca, fu falla la pace universale.
In tutti questi fatti militari erasi segnalalo grandemente Neri Capponi, come commissario all'esercito , come ambasciatore e come capitano; e poiché, dopo Cosimo, lo si riputava il primo cittadino di Firenze, pare eh' ei desse om-
I Nel tempo del Concilio fiorenti io era Tenuto da Commino,,oli Giorgio Gemisto, filosofo seguace della scuola platonica, il quale suggerì a Cosimo il pensiero di fondare 1* Jcca tem!« platonica. Questa Accademia contò uomini illustri, coire Marsilio Ficino, il L indino, Pico della Mirandola, Poliziano e Leon Battista Alberti; ragunarasi nel »»J negli Orti Oricellarj, oggi giardino Sliozzi.
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