Storia della Toscana dalla fondazione di Filippo Moisè
capitolo quinto. 161
la continuazione del favore nella famiglia Medicea, rappresentala da due giovinetti, a consiglio di Tommaso Soderini, uomo notevolissimo allora in Firenze e stalo grande amico di Piero.
Piacque in principio la modestia dei Medici, e la città per più anni visse tranquilla; il maneggio della cosa pubblica parve comporsi nei magistrati cui era raccomandata dalle leggi, e Lorenzo e Giuliano passavano il tempo negli studj geniali delle lettere, conversando eoi letterati e cogli artisti più celebri, e ricreando a bello studio di tanto in tanto il popolo con splendide feste. Sapevano bene i Medici quel che facevano.
Anni 1470 dell'E. V. Per volger d' anni però non s'estingueva il dispetto dei fuorusciti; Bernardo Nardi figlio di un Andrea, stato nel 1446 gonfaloniere, con un colpo audace e coll'aiuto di pratiche segrete con quei di dentro, occupò la città di Prato, e-divisò di togliersi in mano anche Pistoia quando gli giugnessero gli sperati soccorsi da Bologna e da Ferrara. I cittadini di Prato, sorpresi da quel moto improvviso, lo avevano lascialo entrare; poi veggendo quanto fossero pochi i faziosi, presero le armi, li assalirono, e ammazzatine molti, fecero il resto prigionieri in meno che facciano cinque ore. Il Nardi, mandato a Firenze con sei compagni, ebbe mozza la lesta.
Anni 1471 dell'E. V. —- Mostravansi l'anno dopo in Firenze Galeazzo Sforza duca di Milano e la sua moglie Bona di Savoia, traendosi dietro infinito codazzo di signori, damigelle , staffieri, cavalli, muli, falconi, astori, carri ed uomini d'arme; dicono gli storici che mai non s'era veduta nna pompa maggiore. Lorenzo ospitò il duca e la duchessa in casa sua, e fece sfoggio anch'esso di ogni maniera di splendidezze; la repubblica gareggiò col Medici in magnificenza, e a sue spese mantenne e onorò tutto il corteggio; alle feste profane si alternavano le [sacre, e in una che fa data nella chiesa di Santo Spirito , le fiamme distrussero parte di quel magnifico tempio. Ma non fu questo il solo e il più grave danno che pati Firenze; lamentarono i buoni eStoma della Toscana 11
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