Storia della Toscana dalla fondazione di Filippo Moisč
CAPITOLO QOTHTO. SOIrono a Lucca, senza fare la consegna delle fortezze rome era nei patti. Pił tardi, č vero, per danaro furono consegnale da quelli che le guardavano, ma ciņ nocque assaissimo alla riputazione di Filippo Strozzi che ne raecolse sospetto e odio dai popolani, ed ebbe a lasciar anch'egli la eitlą.
Dopo la useita dei Medici la cittą travagliata dal cozzo di tante fazioni, viveva in grandissima ansietą; il popolo armalo volle bruciare il palazzo dei Medici e quelli dei loro partigiani; era da per tutto nn volere, un disvolere, un gridare, un minacciare, che mal non rassomigliava a nn delirio universale. Agitavansi i grandi o gli ottimati, che propendevano a moderazione ; s'infuriavano i democratici che aveano preso il nome di Arrabbiati, e consigliavano estremi partiti; disperatamente si anfanavano i partigiani segreti e scoperti dei Medici, che dicevansi Palifichi, per ristorare nel governo della repubblica la offesa e spregiata famiglia. A questi mali, di per sč gravissimi, s'aggiungevano le paure di pestilenzia che affliggeva tutta la Lombardia e minacciava anche il resto dell'Italia, e una Serissima earestia le quali, secondo gli umori delle parti, facevansi servire a esacerbar le passioni e si mostravano come flagelli mandati dal cielo a coloro che aveano osato resistere, cacciar via, insultare un cardinale, e mancar di rispetto al pontefice nella sua dignitą e nei suol parenti pflMilelti-
In mezzo a tanti trambusti si pensņ a convocare il gran Consiglio; la prigionia del pontefice, la sua potenza temporale fiaccata, aveano fallo rivivere nel maggior numero d<-i cittadini il pensiero della libertą; ma il pontefice, ridotto in estreme angustie, non potendo in altro modo redimersi, avea risoluto di accettar le dure condizioni che gl'impone-vano gl'ingordi capitani di Carlo V, e pagata enorme somma di danaro, cedute castella e cittą, dopo lunghi indugi, pretesti e amminicoli, era venuto a capo di uscir segretamente dal castello , e di porsi in salvo ad Orvieto sotto spoglie mentite- Frattanto in Firenze la balla, i signori, ģ collegi e
¦ la quest'anno i5»} per non jentirc par la cittą di Pireose le fri-, df dei poreri affamati, furono ebiusi in certi locali dorč dal puhhlim erano pasciuti ed avevano un capo che gli governava. Burņ qualche lampo questo provvedimento. M ss. all'Arci), Hed. MiswHame l'ila» a.
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