Storia della Toscana dalla fondazione di Filippo Moisè
CAPITOLO QUINTO 211
Savonarola, morto il Ferruccio, si dettero a sperare nel patrocinio degli angioli; e dissero eh'e'verrebbcro a combatter sulle mura della disperata città. I più risoluti chiedevano di uscire a combattere, e poiché non v'era più dubbio sul tradimento del Baglioni, gli si mandò la licenza; ma egli scagliatosi addosso si cittadini che gliene recavano l'annunzio, ne ferì uno, e per mille modi scoversc più che mai l'orridezza del suo carattere di traditore; la città fu sbigottita da tanta audacia, e la ruina di Firenze apparve compiuta.
Entrarono per opera del Buglioni i nemici dentro le mura della città; le artiglierie che dovevano difenderla le furono volte contro; per tutto erano tumulti, pianto, maledizioni, confusione, sgomento. La Pratica in tanta ansietà pensò al modo di provvedere alla salute della patria con un estremo sforzo, e in questo proposito la secondarono pochi ma virtuosi nomini che aveano giurato di perder la vita combattendo, anziché rinunciare ignominiosamenle alla loro libertà. Fra le cose degne di eterna memoria fu proposto, ispirandosi nel sublime esempio di Sagunto, che il di seguente, al suono di tutte le campane, il popolo fiorentino si schierasse sotto i sedici gonfaloni, che il Carducci gonfaloniere uscisse alla testa del popolo a disperata battaglia contro i nemici, che si facesse prova di liberar la città dall'assedio, o se no colla vita si perdesse ogni cosa; deliberando che quelli i quali restavano alla custodia delle porte e dei ripari, se la gente fosse rotta, avessero colle mani loro ad uccider subito le donne e i figliuoli, por fuoco alle case e poi uscire alla stessa fortuna degli nitri, affinchè distrutta la città, non vi restasse altro che la memoria dèlia grandezza degli animi di quella, e fosse d' esempio immortale a coloro che sono nati e che desiderano di vivere liberamente. Alla proposta sublime, degna d',un popolo d'eroi, ostarono i moderati per amor della vita, per desiderio delle cose dilettePrevalse men disperato consiglio; fu risoluto di piegare
1 Lettere alla Repubblica di Venezia del cav. Carlo Cappello cen Documenti tulPatiedio, stampati nelle Relazioni degli ambaicia-tori reneti per Eugenio Alberi. Fireote, i83g.
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