Storia della Toscana dalla fondazione di Filippo Moisè
322 storia dilla toscaxamancò non conduceste») a grave pericolo la repubblica sotto il dominio di Gualtieri duca d'Atene nel 1343; l'ambizione di costui fu però si bestiale che i nobili stessi cooperarono a rovesciarlo, e meritarono che il popolo vittorioso si riconciliasse con loro; ma tornali a insolentire, s'avvidero che il popolo sapea perdonare, ma sapeva anche punire, e, se vollero viver quieti, ebbero a farsi del popolo.
La democrazia toccò allora l'ultimo grado di potenza in Firenze ; ma storici profondi attribuirono alla prostrazione della nobiltà la perdita d'uiio squisito sentimento di grandezza nazionale e di virtù guerriera. Altri storici moderni, e di questi Cesare Balbo , non convengono in questo concetto.
La tirannia dei Capitani di Parte era esosa al popolo e ogni giorno cresceva; si volle temperarne la arroganza, ma non vi fu modo; il popolo fu invitato a levarsi, e si levò, e ruppe in aperta rivoluzione. Uno scardassiere è creato primo dei magistrati dalla plebe, che vien fatta abile all'ufficio di Priori e a tutte le magistrature nel 1378-
Questo trionfo del popolo minulo o dei Ciompi fu pas-scggiero e senza esempio nella storia politica delle nazioni, e nulladimeno si ebbero in Michele di Landò certi documenti di virtù civile e di rara moderazione.
Vuoisi notare però che siccome nei tempi d'anarchia facilmente insorgono cittadini ambiziosi, da questo momento i Medici, famiglia popolana , comparvero sulla scena, con accorta destrezza s'imp idronirono delle elezioni usando a loro prò degli uomini a loro devoti, rovesciarono gli Albiz-zi, famiglia rivale, e governarono con la loro inQuenza tutta la repubblica-
Quando Cosimo, dopo il suo ritorno in patria, e dopo aver disperso i suoi nemici, fu fatto gonfaloniere, reiezione dei Priori non si fece più a sorte, ma ogni due mesi gli accoppiatori, i segretari dello squillinio e la vecchia Signoria composero nelle borse la nuova; e gli Otto di guardia ebbero piena balia sulle sostanze e sulla vita di chi attentasse allo stato coi fatti e fino colle parole. Le ricchezze di cui disponeva Cosimo faceano infinito il numero dei suoi clienti.
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