Storia della Toscana dalla fondazione di Filippo Moisč
CAPITOLO SETTIMO- 211
sua vicinanza al dominio Gorentino era pericolosa; l'imperatore, occupalo in altre (Scende , dič carico a Cosimo di ricondurla a dovere. I Senesi ricusarono sempre di sottomettersi ai decreti imperiali, e Cosimo <£he non voleva altro lece accordo con don Ferrante Gonzaga di ridurla eolie armi; tanto meglio ora che la morte proditoria di Pier Luigi Farnese a Piacenza gli avea tolto un ostacolo di pił alle sue mire di allargamento di dominio, e che finalmente nel 1552 eragli venuto in mano Piombino '.
Siena avea ceduto alle minacce di Cosimo, ma non poteva patire il presidio spagnuolo, e fremeva e gridava contro le incomportevoli violenze ili quel Diego de Mendoza che vi comandava. Diego, messo in sospetto di qualche novitą pił grave, propose a Carlo V l'erezione d'una cittadella accanto alle mura di Siena , e vi pose mano subito 1, ma Cosimo, pił destro, fece sospendere l'incauto lavoro per paura che la disperazione non precipitasse i Senesi fra le braccia d. Ha Francia, colla quale aveano gią moltissima pratiche i fuorusciti, e perchč non si suscitasse una grossa guerra in Italia. E veramente la mala contentezza non poteva andar pił oltre in Siena, e i cilladini che erano slati fin allora discordi fra loro, s'univano oggi in una voce per maledire alle violenze spagnuole , e per pianger la perdila della loro libertą.
Don Ferrante Gonzaga, e Diego de Mendoza aveano consiglialo all'imperatore, cupido di formare un nuovo stato al principe Filippo, di aggiustar le faccende della Germania, di portar il pondo delle sue armi in Italia e d'impadronirsi di Genova, di Parma, di Siena c di Piombino. Cosimo, che sapeva essergli conlrarj i ministri di Carlo, che odiava don
1 II principato di Piombino era venuto in mano di Cosimo nel iE>-',H, ma per intrighi della corte spagnuola lo tenne poco, perchč ne furono rinvestiti nell'anno stesso gli Appiani da don Diego de Mendoza. Cosimo l'ebbe ai aa giugno, e lo restituģ ai luglio. Lo ricevette poi nel i*)5» sbordando alt'i 160,000 ducati, col patto di tenerlo in depolito a nome di S. M. e restituirlo ad ogni sua richiesta.
* LSeneM mandarono oratori a Carlo V e unmemoriale firmato da pi"» di mille cittadini per distorlo da questo pensiero, ma vuoisi ch'ei rispondesse :
Sic volo, sic jubfo, ttai prņ rottane vvluittas.
Storia della Toscana. 16
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