Storia della Toscana dalla fondazione di Filippo Moisè
25 i storia dsl la toscanaminenza; leggeranno i giovani questi falli in più libri e in più pagine degli scrittori contemporanei, ma la dignità della storia non consente che si dia loro alcun peso, nè i giovani hanno tempo da perderci attorno
Cosimo sposò nel marzo di quest'anno una Cammiila Martelli, stimolatovi dal pontefice; queste nozze si fecero con dispetto del principe Francesco, perchè la fanciulla, quantunque Dobile, nè aveva fortune, nè pareva degna dell' altezza del trono ; non le fu dato il titolo, nè il grado di granduchessa, ed ella, vana e leggera, non procacciò al marito quelle consolazioni che egli se ne era ripromesse.
Meritò lode Cosimo per avere in questo stesso anno acconsentito che nel tempio di Santa Croce si collocasse un monumento a Michelangiolo Bonarroti, quantunque, dopo essersi rifugiato a Roma, questo artista sublime avesse sempre resistito agl'inviti di lui, e avesse voluto finire i suoi giorni lontano dalla patria a.
Non vuoisi pretermettere che Cosimo, in là cogli anni e affranto dalle fatiche, non cessava dall'immischiarsi in tutte le faccende dell'Italia; quando si trattò in Francia di una nuova
1 Solo nell'anno 157? l'imperator Massimiliano II confermò a Francesco I di Toscana il titolo di granduca.
> Dell'antica famiglia fiorentina de'Simoni, chiara per belle virtù pubbliche e private, nacque Michelangiolo Bonarroti nel i47Caprese; e tanto gli arrisero la natura e l'arte che, tuttor giovinetto, per forra di pensiero e per attitudine maravigliosa in ogni maniera di studio vinse i discepoli, stupefece i maestri. Preceduto nella via luminosa eb'ei si dette a percorrere dal Brunellesco, dall'Alberti, da Donatello, dal Ghiberti, da Masaccio e da Leonardo, si affissò nelle loro opere, e non contento di raggiungerli, s'impose legge di superarli. Sperimentò la proprie forze usandone con misura e con sobrietà, studiò le forine organiche dei corpi, le leggi della prospettiva e dell'ottica, invocò il sussidio potente della meccanica, die vita ai inarmi, ai bronzi, alla tele, e apezzati i ritegni dell'arte lasciò libero il volo al suo genio.
Studiò profondamente le lettere , e lasciò versi che dimoslaano quanto le Sacre Carte e il poema di Dante gli fossero familiari; insomma egli fu grande in tutto, e tanto grande che sgomentò e travolse nei precipizi i temerari che osarono imitarlo. Il Mosè da lui scolpito pel Mausoleo di Giulio II a Roma, il David, i Crepuscoli e la statua di Lorenzo duca d'Urbino nella Sagrestia Laurenziaaa in Firenze, la Cu-
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