Storia della Toscana dalla fondazione di Filippo Moisè

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      CAPITOLO SETTIMO. 203
      che distruggesse ogni ombra di sospetto negli uomini assennali S ma nel volgo rimase pure il dubbio , e la traditone e le cronache e ì diarj lo perpetuarono. È più vero forse che i disordini e una brutta intemperanza nel mangiare e nel bere cagionassero * la morte di ambedue.
      ' Nel Romanzo, la Isabella Orsini di D* Guerrazzi, si trova riportata «ina lettera di G. V. Soderini al signor Silvio Piccolomini, copiata alla Biblioteca Beale di Francia , dorè si leggono curiose notizie sopra il granduca Francesco; ecco ciò cbe vi è detto in proposito della sezioue del 'cadavere del granduca e della granduchessa :
      n Per lo innanzi ambedue i cadaveri furono aperti, e mi accertarono maestro Baccio Bai lini e maestro Leopoldo Carlini da Barga, essere stato nelle interiora dell'uno e dell'altro la medesima simpatia di malore; come di corruzione d« fegato e polmone , di trista abitudine di pannicoli nello stomaco, e mal colore di arnionic se non che nel cada-vere della donna fu gran copia d'acqua, comecché infetta da due anni indietro d'idropisia*, e queste combinazioni di morte* accozzatesi insie^ me nello spazio di 11 o ìa ore. . . . hanno fatto credere allo ignaro
      •volgo e alla rozza gente di collegazione di spiriti......Alcuni altriimburiassati da popolaresche voci hanno creduto che , siccome risuona di fuori il grido da più bande, sieno morti di veleno, ma tono baie, che%fu di natura.
      * Nella stessa lettera si leggono queste notizie :
      ,, Il signor Pandolio de' Bardi e il signor Troiano Boba, hanna sempre attestato che fosse per soverchio insolito esercizio scalmanato * e così presa una calda par essersi fermo in frigido luogo ricino all'acqua, come pure per causa di vecchi disordini, troppo continua beuta d'elisir e suo acquerello et acqua arzente, e da mezzi minerali àkhi-raiata e alterata; immoierata e nociva famigliarità d'olio di vetriolo, ed uso tmppo frequente di acqua di cannella stillata ; e dal mangiar paste e composizioni calide, torte con tutte sorte di speziane» gengio?i, noce mos ada, garofani e pepe, polpe di capponi, fagiani, francolini , pernici, starne, e pascere minutamente tritate, intrise con rossi d'uova , crusca di zucchero e farina inzaflranata; sorbire prima di pasto, fra pasto e dopo pasto continuamente uova con pepe lungo di Spagna pesto; empirsi sempre di cibi gròssi e di robaccia dura a smaltire, come agli d'india, con pepe nero, cipolle, porri, scalogni, aglietti, aaalige crude, ramolacci, radice^ rafani tedeschi, raponzoli, carciofi, cardoni, Ifobbi, sedani, zucchetto e nasturzii indiani, castagne, pere, funghi, tartufi, strabocchevole quantità e sorte d'ogni formaggio; bere vini crudi, frizzanti, raspali, indigesti, grechi, famosi, e gagliardi. . • . con la neve, avendo lo stomaco frigidissimo e il fegato caldissimo ....„ ed altri disordini «iucche voli a riferirsi.


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Storia della Toscana dalla fondazione di Firenze
di Filippo Moisè
V. Batelli e Compagni Firenze
1848 pagine 378

   

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