Storia della Toscana dalla fondazione di Filippo Moisč
CAPITOLO SETTIMO. 308
Io mezzo i tutte Queste inquietudini non dimenticava Ferdinando le sventure cbe affliggevano la Toseana ; durava da quattro anni la carestia, il frumento fatto venire con e-norme dispendio (due milioni di scudi d'oro) dalle pių remote contrade, avea sollevato in parte le miserie dei popoli, ma avea vuotato I' erario pubblico; alla carestia s'accompa-guavano morbi epidemici fulminanti, cbe rapivano un gran numero di gente e seminavano uno sbigottimento universale. I provvedimeli, le beneficenze non bastavano , e il cuore magnanimo di Ferdinando stava pensando come trovare un rimedio pių efficace. Parvegli che l'asciugamento delle paludi della Chiana, il bonificamento della Maremma senese e gė' incoraggimenti alla coltivazione di quelle contrade abbandonate, fossero un modo di impiegar utilmente molte braccia e di provveder pane a tanti infelici ; e dič mano alacremente a un' impresa che segna un' epoca memorabile nella storia dell' agricoltura e della prosperitā in Toscana. Migliaia c migliaia di uomini sudavano nel tempo stesso al disseccamento delle Chiane, al bonificamento dei territori di Fucecchio, della Val di Nievole e di Pistoia ; torcevasi la foce dell'Arno, si costruivano quei grandiosi acquedotti che , versando in Pisa una copia preziosa di acque, le rendevano salute. Ma quantunque si travagliasse con grave dispendio nella Maremma di Siena, i suoi sforzi non furono coronali dal successo desiderato; la natura ribelle non si piegō all'arte, e quel paese aspettō nuovi sacrifizi e pių generoso coraggio nei secoli futuri in un principe benemerito-
Livorno intanto che maravigliosamente cresceva di edilėzi e di comodi, s'empieva d'Inglesi, di Olandesi, di Provenzali che vi si fermavano, e che vi faceano prosperare il commercioMa la Spagna e alcune corti gelose d'Italia non gli da-van pace ; il ministero spagnuolo intralciavagli ogn' impresa, le assediava colle pretensioni, gė' inimicava il fratello don
1 In quest'anno fu collocata sulla piazza giā dei Priori, poi del Granduca la statua equestre di Cosimo I, lavoro prefiato di Giovan Bologna. Č cosa notevole che il popolo fiorentino, scambiando sempre il cavaliere col cavallo, chiama questa statua il cavallo, mai Cosimo I a cavallo gli č forse esoso questo nome?
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