Storia della Toscana dalla fondazione di Filippo Moisè
CAPITOLO SETTIMO 29 1
lo, ebbe il cappello cardinalizio, e tornò l'antica amicizia tra Toscana e Itoma.
La Francia intanto mostravasi per più cagioni sdegnata col pontefice, e faceva assalire dalle sue truppe gli Stati dei Presidj che erano in mano degli Spagnuoli; il papa e il granduca ne furono spaventati, e quest'ultimo s'impose legge di starsi neutrale. Tornato poi. un navilio francese dalle coste della Provenza, espugnò Piombino e Porto Lungone, e fu proposto al granduca di dargli il possedimento dell'Elba, dei porti spagnuoli, di Siena e persino dell'isola di Sicilia, se voleva stringere alleanza colla Francia ; il granduca, volle schermirsi e mantenersi in buona armonia con Filippo IV di Spagna; comprò da lui nel 1650, ma a carissimo prezzo, la terra di Pontremoli nella Lunigiana, stata ipotecata ai Genovesi, e fu bene, perchè Genova e Lucca volevano averla per loro '.
Anni 1651 dell'E- V. — Fu veramente lodevole la pru-denzd^lla quale Ferdinando seppe governarsi in questi calamitosissimi tempi, in mezzo agli adescamenti e alle mi-naccie di due grandi principi, egli piccolo e debole appetto a loro IAnni ,1661 dell'E. V. — Cessato finalmente affatto il dominio dèi Francesi in Italia col trionfo di Spagna, il granduca non andò senza merito per aver saputo maneggiarsi fra quelle due potenze rivali; aggiustati poi i dissapori tra la Francia e Roma sotto il nuovo pontefice Alessandro VII, il primogenito del granduca potè sposare la principessa Margherita Luisa d'Orleans, nipote del re di Francia Luigi XIV
1 Net 1647 il governotor di Milano avara venduta la terra di Pontremoli ad Ottavio Pallavicini, come procuratore della repubblica di Genova, per aoo,ooo scudi o peste, previa la ratifica del re di Spagna; ma gli abitanti produssero gli antichi loro privilegi, e pretesero che il re non potesse trasferire il domin'o della loro terra in altra potenza; e sa ne fece questione. Pendente questa sementa, si rinnovò l'amici-tia del granduca coli* Spagna, la quale stimò più conveniente vendergli Pontremoli. Il pretto fu fissato 5oo,ooo scudi. Parie che i Pon-tremolesi, più Tqleaticri eh* ai Genovesi, si assoggettassero a Ferdinando. D. Luigi de Haro maneggiò questo negotio.
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