Storia della Toscana dalla fondazione di Filippo Moisè

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      CAPITOLO OTTAVO. 319
      Tolte (ulti gl'impacci al libero commercio interno dello Stato, e regolò la finauza in modo che riuscisse men gravosa nel percipere, che procedesse con equalità a carico di tutti i sudditi, e fosse benefica nella erogazione delle somme percelte.
      Nè le riforme economiche furono men savie e meno utili delle riforme di finanza ; volle definite e guarentite la libertà d'industria e la libertà del commercio, e si adoperò, quanto più potè, allo svincolamento delle proprietà. Seguitando le savie idee paterne, fece grandi ampliazioni alla legge relativa agli acquisti di manomorta, abolì le sostituzioni fìdecommissarie e tulli i diritti di retratto. All'autorità della legge unì quella d'uno splendido esempio con benefiche al-livellazioni dei beni della corona, e così arricchì i coltivatori della campagna e crebbe l'entrala allo stato. Se pose talora le mani sulle grandi proprietà ecclesiastiche, le erogò in opere di pielà e in servigio del cullo , proponendosi di dare in seguito a ogni cosa un migliore ordinamento.
      E vero altresì che non piacevano a lutti queste novità, e che levaronglisi contro quanti si trovarono lesi nella riforma di abusi inveterati; quanti, schiavi di antiche abitudini, serbavano loro una specie di ossequio cieco, ed erano nemici di ogni novità, foss'ella pure utile alle moltitudini e a loro stessi. Il principe non dissimulò le difficoltà che avrebbe incontrate con costoro, e non fece mai legge importante che non fosse preceduta da scritti di uomini in fama di sapientissimi, i quali ne annunziarono a lutti con semplicità e con chiarezza di parola, i principi e lo scopo. Da ciò apparve manifestamente che questo principe al genio legislativo nell'immaginare e nel meditar le riforme accoppiava nel più alto grado una rara prudenza nel prepararle a grado a grado da lunge, e nel maturarle poi-con saggia ed avveduta lentezza.
      La repubblica fiorentina aveva perseguitato e quasi distrutto la maggior parte degli antichi feudatari nel suo territorio; le antiche leggi repubblicane, come vedemmo, li volevano esclusi perpetuamente da qualunque magistratura, ma l'orgoglio e le ambizioni avevano ricondotto col principato mediceo lo spirito delle distinzioni e delle onorificenze feu-
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Storia della Toscana dalla fondazione di Firenze
di Filippo Moisè
V. Batelli e Compagni Firenze
1848 pagine 378

   

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