Storia della Toscana dalla fondazione di Filippo Moisè

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      capitolo ottavo- 33igiusta invasione lo sbarco dei Napolitani a Livorno; si prelese adonestarla con gli scritti, nei quali dicevasi aver voluto i nimici del riposo dei Toscani e della repubblica francese assicurarsi di Livorno per accender la guerra in quella parte d'Italia; aver i Francesi sperato cbe il granduca procacciasse migliori provvedimenti per impedire quello sbarco, ma esso al contrario per segreti apparecchi avere mostrato animo inchinevole alla guerra; in tale stato di cose il governo francese per la sua dignità e per la sicurezza delle repubbliche italiane, cisalpina, ligure, romana, anconitana e partenopea, da lui create, aver occupato la Toscana. Il granduca, al quale ripetevasi sempre che avea violalo le clausole dei trattati, mentre era chiaro che, volesse o non volesse, gl'Inglesi o i collegati gli occupavano sempre Livorno o qualche altra parte dei suoi Stati, avea pubblicato che avrebbe consideralo come una prova d'affezione dei suoi sudditi fedeli, se, assecondando le sue paterne intenzioni, nell'ingresso delle truppe francesi avessero serbala tranquillità, avessero rispettato le soldatesche e si fossero astenuti da ogni atto provocatore di lagnanze. Commissari francesi istituirono un governo provvisorio, e al solilo confiscarono i beni e le merci cbe appartenevano alle nazioni nemiche della Francia. Furono cancellate lo insegne granducali per tutta la Toscana, s'inalzarono pelle città e pelle terre maggiori gli alberi che erano simbolo di libertà; cou allocuzioni, con pubblici bandi si raccomandò il nuovo governo, s'invitarono i popoli a confidare nei vincitori.
      E intanto ad argomento di fiducia, occupata Pisa , Livorno e Portoferraio, vi si disarmavano i presidi, si ponevano le mani sui magazzini inglesi e napolitani, se ne toglievano le merci; si gravava di balzelli tutta la Toscana, si spogliava di molti e stupendi quadri il palazzo Pitti ; e più sarebbesi osato, se le cose meglio preziose della Galleria detta degli Uffizi non fossero state segretamente trasportate a Palermo, donde non tornarono fino allo allontanamento dei Francesi.
      Arezzo e Cortona però non vollero obbedire; levaronsi in aperta ribellione , e fatta massa di gente, spalleggiate dai collegali Austro-Russi, che dopo la battaglia di Novi eLjOOQle


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Storia della Toscana dalla fondazione di Firenze
di Filippo Moisè
V. Batelli e Compagni Firenze
1848 pagine 378

   

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