Storia della Toscana dalla fondazione di Filippo Moisè

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      Tato che i collegati non voleano per alcun modo riconoscerlo, foggi sulle coste della Provenza. La convenzione di Ca-salanza restituì il regno di Napoli a Ferdinando IV; Gioacchino, dopo avere errato alcun tempo in Francia ed in Corsica, con pochi seguaci s'accostò alle spiaggie del regno in Calabria, col proposito di sollevarvi il popolo in suo favore; ma trovatelo avverso, dopo breve resistenza, fu preso, tradotto davanti un consiglio di guerra, e come violatore della pubblica pace moschettato. Anche la fortuna Napoleonica ebbe un ultimo crollo nella tremenda battaglia di Waterloo combattala nel giugno di quest'anno, e finalmente allorà si posarono le armi in tutta l'Europa.
      Anni 1816 dell'E. V— Assettate violentemente le cose di Europa, l'Italia pure respirò; dimenticava la Toscana gli affanni patiti, all'ombra d'un reggimento pacifico e tutto paterno. Ma, finita la guerra, altri flagelli vennero a straziare le nostre contrade.
      Pioggie continue e stemperate aveano distrutto le speranze dei coloni per tutta l'Italia; l'agricoltura, per mancanza di braccia, era in miserrimo stato, mancava per tutto l'alimento ai commerci e alle industrie. Une buona parte delia popolazione languiva per fame, perchè il caro dei viveri e la scarsezza dei guadagni ostavano al bisogno. Anche la Toscana pativa, eome la rimanente Italia; e il principe, con una amorevolezza e con uno zelo difficile a descriversi, tutto si dava a riparare al tristo infortunio, promovendo grandiosi lavori pubblici e l'apertura di nuove strade per ogni provincia del granducato; così che, provveduto con savio consiglio alle necessità del momento, lasciava poi opere durevoli e benefiche a vantaggio dell'agricoltura, ad incremento dei commerci e dell'industria. Ma al primo flagello, sì come avvien quasi sempre, un altro s'aggiungeva terribile, funestissimo, il tifo petecchiale; cui non valevano a far argine i provvedimenti del principe, il magisterio dei fisici, la solerzia de] municipio, l'operosità dei migliori cittadini.
      Era il tifo una malattia acuta, febrile , infiammatoria, nervosa o putrida , e non di rado queste brutte qualità si riscontravano insieme; era caratterizzata da stupore, che no-lavasi anche in quelli che v'erano predisposti.
     
      Gc ; le


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Storia della Toscana dalla fondazione di Firenze
di Filippo Moisè
V. Batelli e Compagni Firenze
1848 pagine 378

   

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