X IV. )(
del caso, e dell' istinto, che dell' arte, e della industria ,
Non cosi quella del-nostro vicino Srato Papale . Chi posseda ivi trfe o quattro iugen di terra, di già chiamasi felice Proprietario * Egli suffccientemente provvede al bisogno deila propria Famiglia , vi stabilisce una Casa , un boschetto , un luogo di delizie , e di caccia anco utile . Tutto vederi -rapporto-a-«oi-«ra qne' POntifizj migliorato . 1 loro Istrorrienti agrarii, la qualità del suolo, il irotio di concimarlo , le Semine , la quantità del ricolto differiscono immensamente da' noftri. La loro abitudine d'innestare tutte .le piante , potarle , abbonarle , le rende feraci , ed il loro prodotto prematuro . Essi ci danno le primitive frutta della terra , e le più qualificate . E noi siamo sì ciechi , che nel mentre visitiamo i di loro Santuari , e li arricchiamo delle nostre limosine , non profittiamo de' loro esempì nel coltivare la terra . Il territorio di Ascoli dell' estensione di un migliaio di moggia h seminato di centinaia di Casini tanto proprii , quanto le migliori nostre Case della Città . Ciascuno rende al Possessore la soprabbondanza del mantenimenro per la propria Famigli?. E ciascunovedesi ornato di Boschetti , di Viali -, di Recessi , di Roccoli ec.
La prima cagione adunque del cattivo stato della nostra Agricoltura deriva , che i Proprietarii non soprintendano alle o.^ere agrarie , come fanno arpunto i Sudditi del Papa , i saggi Inglesi , ed oggi moiri Francesi . Questi fanno eseeuire i lavori campe-ttì sotto de' loro occhi; ladioVe noi affidati a semplici Coloni ', stianto scioccamente alla di loro discrejione, ed al di loro credito. Ma i Coloni, e eh unque non abbia la proprietà delle terre, non b possibile , che possa ben trattarle . S-^nno , che la di loro «azione s:a precaria i che il Padrone possa licenziarli ad o^nì cenno ; perciò non curano de' lavori ad onta di non ricavarne ^epnur essi nro'