X XXII. )(
1&-9T
damo . Di settanta mila Uomini , de' quali b abita-* ta quesca Provincia, levandone trenta mila per Vecchi , Monaci , Fanciulli , Ricchi ec. quaranta mila restano alla coltura delle Campagne , alla pastorizia , alle Arti, al Commercio . Restringiamo i gior--ni delle leste a soli cento..- assegniamo scarsamente agi' individui da fatica il semplice salario di carlini due.al giorno.- ascenderà la perdita giornaliera a do-cati otto mila o sia ad ottocento mila annui . Re-sttingiamo il'salario della fatica delle donne alla metà . La Nazione perderà per cagione delle sole feste un1 milione e duecento mila ducati ali anno in numerario . Ma que* lavori alle terre , alle arti avreb-. bero fruttificato assai dippiù.* Ed ecco come i Popoli, divengono pezzenti .
. Egli e certo, presso tutte le Nazioni della Ter-, ra vi ebbero de' giorni , ne' quali era lecito* allontanarsi dalla fatica ; Ma è pur indubitato , che nei colmo della k»r forza politica e fisica-di feste n' ebbero pochissime . Nella corruzione del costume crebbero le feste , crebbe il lusso , rincrebbe la fatica » e le Popolazioni andarono in rovina a misura , che istituirono frà loro tripudi , giuochi , baccanali . I Politici hanno notate tali epoche dell' Isto-, ria , ed hanno esclamato senza profitto : Jtilonta* nate quanto più -potete le Fc(ii : Elleno sono il vdsna, della volita forza fijica e morale . Strabone rimarcò , che le Feste fecero decadere cotante fioritissime Re-, pubiche d' Italia , e spezialmente quella de' Ta-rentini .{ a )
( a ) S:4 citer'oribus temporibus vsqu; adeo luxtt invaim't, ut plurtt public m frflivitatis prr annuì» Ta-rcntini célebsareni , qua>n dici amiti kabit .,