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Storia della Letteratura Romana

Cesare Tamagni
Francesco Vallardi Milano, 1874, pagine 590

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a cura di Federico Adamoli

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   vi prefazione.
   ancor ne rimaneva, in maniera degna del soggetto e congrua alla parte già pubblicata. Poiché presso dell'insigne uomo, di cui ognuno deve aver già nelle mie parole letto il nome, Giamuattista Gandino, non valsero le mie premure nè le altrui, e qualche altro che, se non pari a lui, sarebbe stato ad ogni modo dappiù di me, persistette ugualmente nel ricusare, mi lasciai indurre a far io quel che molto più volentieri avrei \ isto fatto da altri, li tanto più facilmente mi vi lasciai indurre, in quanto, considerata attentamente la natura dell'opera, non mi parve impresa disperata il venirne a capo. Storia della letteratura è un nome che si suole e si deve concedere ad opere di natura dilfereutissima, tra le quali ve ne può anch' essere di quelle che sìeno modeste nelle intenzioni e nella condotta. V' è una storia della letteratura che esige in chi la scriva una cognizione quasi direi sterminata del soggetto e di tutto ciò che s'è scritto circa le singole parti di esso, perchè la consiste in una sintesi di un intera serie d analisi circa esse parti. È notevole come in questa, del pari che io altre cose, l'analisi e la sintes si vadano via via or contempcrando o^a alternando. Quando una letteratura non è stata ancora criticamente studiata a parte a parte, v'è per solito chi cerchi farne un quadro sintetico; il quale serve poi di addentellato al lavoro monografico, che, venendo ad approfondire relativamente i singoli tratti, fa da ultimo apparire sintesi vuota e superficiale quelia da cai esso è partito, e fa cosi sentire il bisogno d'una sintesi nuova; la quale però, siccome il lavoro monografico non è, si può dire, mai finito, ed un uomo solo non riesce ad assimilarsi perfettissimamente neanche tutto quello che s' è realmente compiuto, così non resta di essere anch' essa una sintes provvisoria, a cui tocchi in tempo più o men lontano di cedere il posto ad altre sintesi Ognuna li coteste sintesi, di coteste soste, di coieste Storie della letteraturapuò parere quas definì tiva, e non è. Tanto più che assai super ori al comune devono essere le qualità di chi si pone a farle; giacché, oltre alla abbondantissima dott.ma che abbiam detto occorrervi, vi son necessarie molte qualità, rare a trovarsi aito grado negl uomini pur da sole, e rarissime poi a trovarsi unite e amalgamate n un sol uomo. Chèa fondere assieme quanto fino ad un certo punte s'è trovato d più certo, e, quando il certo manca, di pi probabile, circa tutte le età e le opere di una letteratura, si richiede una mente sq-jisitamente critica e serena, una cognizione profonda della natura umana, riguardata sia coiteti /amente si^ negn individui, e un senso retto e sicuro dei bello e dell' arte. E dalla difficoltà appunto c trovar assieme in un sol uomo tutte coteste dot. nasce che Se intesi nuove non sieno sempre sotto ogn rispetto preferibili alle anteriori, ed in questo, come .1 tutte le altre evoluKon dello spirito, abbian luogo certi regres, parziali, e si ve fichi insomma quello che l'Hegel chiamerebbe Umioeg. Così, ad esempio, chi potrà sconoscere gl imraens progressi che le Storie della letteratura greca del Bernhardy, del Mure, e quella recentissima del Uergk rappresentano riguardo a quella di Carlo Ottofredo Mùller? E tuttavia, quel senso squisito dell'arte, quel finissimo gusto, che era così proprio di questo