Stai consultando: 'Storia della Letteratura Romana ', Cesare Tamagni

   

Pagina (12/608)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina      Pagina


Pagina (12/608)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina




Storia della Letteratura Romana

Cesare Tamagni
Francesco Vallardi Milano, 1874, pagine 590

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

Aderisci al progetto!

   
[Progetto OCR]




[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   XII PREFAZIONE.
   religiose trasportassero lo spirito umano in regioni nuove e lo spingessero se non a creare una filosofia nuova, almeno a riformare la filosofia greco-pagana, adattandola alle .dee cristiane, e dando sensi novelli alle vecchie formule. Ma finche questa mutazione non succedesse, alio spinto umano non rimaneva cht 'o scetticismo e l'eclet-t.smo; e a questo riuscì il filosofare romano, e sarebbe riuscito quello d'ogni altro popolo.
   Cotesie esagerazioni circa il prevalere dello spirito pratico in Boma mi fanno tornare a mente esagerazioni analoghe che fanno alcuni circa la tardità e la scarsa originalità dell ingegno romano, insinuando quasi che ogn> altro popolo al posto dei Romani avrebbe fatto chi sa quanto più di loro, nell'ordine ideale, poetico e artistico. E sono specialmente in Germania alcuni dotti che insistono su ciò con mal celata compiacenza, e ne traggono conseguenze inaspettate a favore uella loro nazione, mostrando apertamente come forse, più che dall'amore del vero, sien ess ispirati da un malinteso orgoglio nazionale, e dal desiderio di prendere una postuma vendetta su vincitori de' loro antichi padri Ad ottenere l'intento di mostrare scarso e infecondo l'ingegno romano, ricorrono essi ad un mezzo, che in verità ci vorrebbè troppa viqjjù per resistere alla tentazione di valersene, tanto è di sicura e pronta efficacia, e tanto è lontano dal parere cercato ad arte; cioè al confronto della lettela tura romana con la greca. Non v'è di certo pe>' colo maggiore, per qualunque civiltà, che di venir a confronto con quella del popolo greco La perfezione de!l ingegno di questo popolo è e rimarrà sempre un fenomeno veramente straordinario nella storia umana. Mentre le altre uaz-oni, antiche e moderne, van segnalale
   principalmente per una o per un'altra facoltà, la nazione ellenica, invece, ci mostra
   *
   un mirab'lc accordo è tutte le facoltà più a sparate e più squii, te dello spirilo : la prontezza e la profonaità, la rapida intuizione e la i -flessione severa, l'analis più acuta e la più comprensiva s.ntes.. Nessuno degl altri popoli europei fu capace di uscir di barbarie senza 'I soccorso e 1 esempio di estranee ci jtà; e il popolo greco, sin da un'età in cu' le altre strpi non hanno nemmeno nome nella storci, svolge quasi da sè solo quel nocciolo di coltura seco recato dalla comune palr'a delle nazioni indogermaL.che, e, elaborandole a modo suo; ne crea tutta la sua splendida civiltà. Veramente, anche la si rpe 'indiana, pi nogenita del ceppo nostro, détte prova d. uua iniziativa tutta propt a, e d'una precocità anche maggiore della greca, errando da sè la sua dogmatica religione e la sua grandiosa letteratura. Se non che, a una tanta precoc. là non andò congiunta in lei l'armoi a delle facoltà e la profondità vera della r'fles. one; ond'essa riuscì a produrre una letteratura di valore escluo.vamente nazionale, capace di appagare solo la stirpe che V ebbe prodotta, ed inetta ad avere uiaa poferte efficacia nello svolgimento della ci.iltà mondiale. Mentre il contrario è appunto della Grecie, che, pur movenaos. da sè, produsse opere ài una perfezione e di un valore assoluto, e quindi di una efficacia ertranazionale, giacche, quantunque portant l'originale impronta dell'ingegno