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Storia della Letteratura Romana

Cesare Tamagni
Francesco Vallardi Milano, 1874, pagine 590

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a cura di Federico Adamoli

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   CAPITOLO I. —1 CONSIDERAZIONI GENERALI.
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   stirpi, degli ingegni, delle favelle e la atessa giacitura e conformazione del suolo non avendo mai tollerato che si formasse in una qualsiasi parte un centro, che dominasse tutto il resto del paese, imponendo colla forza ai soggetti leggi, istituzioni, caratteri uniformi, la operosità politica non divenne mai sola ed esclusiva occupazione delle menti in verun luogo ; e il pensiero e l'animo umano ebbero agio e libertà di volgersi per tempo ad altre cure, che non fossero quelle del cittadino e del soldato. Ond' è che rimanendo aperto a quelle vive e forti intelligenze il campo indefinito della natura, così per le speculazioni della scienza come per le ispirazioni dell'arte, poterono essi appagare pienamente il bisogno che ha l'uomo tanto di scrutare in sè e negli altri esseri i misteri del vivente universo, quanto di riprodurne coli' arte le meraviglie. Quindi le scienze, le lettere e le arti nacquero nel divino suolo della Grecia spontaneamente, e crebbero libere come d'ogni limite, così d'ogni riguardo e d'ogni proposito il quale le volgesse ad un fine diverso dal loro, che è in sostanza la cognizione e l'imitazione della verità e della bellezza.
   Quest'è il carattere per cui più spicca la differenza tra la letteratura romana e la greca. L'una nata da sè, quantunque desse opera a celebrare le gesta della nazione, ed a mantenere vivo in essa il culto delle patrie memorie, visse pur nondimeno una vita sua propria ed ebbe intenti e fini suoi ; 1' altra sorta in mezzo ad un popolo potente, ma ruvido e fiero, allora quando fu sentito il bisogno di abbellire coi vezzi della coltura e dell' arte, che la rendessero più accettevole, la rude maestà della forza, proseguì, come aveva cominciato, ad essere per molta parte ancella della politica, e necessariamente imitatrice della letteratura che l'avea preceduta e fatta nascere. E cotale differenza si fa chiarissima, chi consideri, oltre le cose ora dette, anche il diverso andamento delle due letterature. Di fatto noi vediamo nella Grecia la poesia cominciando colla canzone e colla leggenda popolare farsi col tempo epopea, poi lirica, poi tragedia e comedia, e in questo cammino venirle dietro a un certo tempo la prosa, che staccatasi dall'epopea coi mitografi e coi logografi, si fa mano mano storia, filosofia, eloquenza, ed all'ultimo grammatica, critica, erudizione. Quindi abbiamo da un canto in legittimo ordine di successione Omero, Tirteo, Pindaro, Escliiio, Sofocle, Euripide, Aristofane, Epicarmo, e Menandro : dall' altro Dionisio di Mileto, Ellanico, Erodoto, Tucidide, Platone, Senofonte, Isocrate, Demostene, Aristotile ; poi le scuole di Pergamo e d'Alessandria. Ed in quest' ordine così chiaro e piano noi troviamo di più una tradizione d'idee, di sentimenti, di credenze che da Omero, primo autor delle memorie antiche, scende in linea non interrotta fino a Platone ed Aristotile, facendo dire non ,senza ragione a qualcheduno, che da Omero uscì tutta la letteratura, come dai tempi, dai costumi, e dagli eroi, eli' egli canta negli immortali suoi poemi, uscì tutta la storia delle genti e della civiltà greca. Quindi una tale letteratura com'è per la splendida varietà di generi e di forme dilettevolissima da studiare, così è per l'unità d'origine e d'ispirazione assai meno difficile da conoscere e da giudicare. E vi si possono fondar su teoriche e sistemi letterarii assai bellamente ordinati, e cavarne precetti ed esempi d'arte eternamente imitabili. E sopratutto vi si può vedere come le letterature nascano presso quei popoli dov' esse sono, come già fu detto, un frutto spontaneo del clima, della religione, della stirpe; vi si può vedere quali siano le facoltà che prime si svegliano neir 'uomo, quando la contemplazione della natura od un qualche grande avvenimento lo agita e scuote, e gli trae dall' animo pensieri, sentimenti e forme, che non sono più quelle di tutti, e contengono in germe la storia futura dell' arte : vi si può infine conoscere come questa storia s'intrecci ad ogni passo nella sua via luminosa colla storia civile e politica.
   Nulla di tutto questo fu in Roma, dove in cambio ci incontriamo in una letteratura che nasce nella piena maturità e potenza civile del popolo; 11011 quindi da fantasia giovanile, ma da virile meditazione, non da impeto di sentimento, ma da tenacità di propositi, non da fervidi intelletti, ma da menti calme ed acute, non da cuori bollenti di passione, ma da volontà ciliare e ben risolute. E in questa differenza, sulla