540 LIBRO li. — PARTE SECONDA. RACCONTO. I PROSATORI.
P. Settimio), prima della morte dell'oratore (711 d. R.) evidentemente, e dopo che costui gii avea già dedicati gli Academica (a. 709). Nei lib i che ci restano trattasi delle etimologie particolari (V, VI, Vili), e della flessione negli altri tre, come pure in tre altri successivi, ormai perduti. Nella flessione egli, abborrendo dagli estremi, teneva il mezzo tra i propugnatori dell' opinione che essa flessione sia dominata dall'analogia (Giulio Cesare), e quelli dell'altra opinione che . principio che la domina sia invece l'anomalia.
Aveva Varrone scritto anche un'opera in cinque libri De sermone latino, una in tre libri De similitudine verhornm, un' altra in non men di quattro libri Le uti-Vitate sermonis, un'altra poi in non men di due libri De antiquitaie literarum, un'altra ancora in tre libri De origine linguai latincv, un'altra pure in tre libri De proprietate scriptorum. D'indole grammaticale doveano anche essere le Epi-stoliccc Quaestiones, di otto libri almeno. Tutto però, è superfluo notarlo, è andato perduto.
Pure d'indole grammaticale e linguistico dovette essere il De rebus per epi-stolam quaesitis di C. Valgio Rufo. Pure grammaticali in forma epistolare furono, sembra, almen la più parte, gli scritti di Sinnio Capitone. Nè molto di preciso si sa circa Antonio Panurgo, circa Antonio Rufo, e circa Cornificio, poeta e grammatico insieme, dato che sia lui stesso quel che cita Macrobio come autore di almeno tre libri Etymorum.
Bibliografia. a) Codici di Varrone.
Son numerosi i codici del De lingua latina, ma del quattrocento tutti, e copie del mediceo di Firenze del secolo XI (Laur. 51,10). Sopra una cattiva copia di questo fu condotta l'edizione principe.
L'edizione principe è la romana curata da Pomponio Leto (verso il 1471). Le più recenti sono l'edizione di Spengel (Berolini 1820) e quella di Carlo Ottofredo Miiller (Lip^ise 1833) sulla quale fu condotta quella di Egger (Parigi 1837).
Una traduzione italiana ne fece, che è un pezzo, l'onorandissimo e dottissimo Signor prof. Pietro Canal (Padova).
b) Edizioni complessive dei grammatici latini.
Notiamo qui le edizioni generali, più o meno complete che sieno, del corpus gramma-ticorum latinorum. Eccole : Auct. Lat. Ling. in unum redacti corpus; eum notis D. GothofTedr, Genevaj 1595 e 1622 — Grammatica) Lat. auctores antiqui; op. et. stud II. Putschii, Hano-via: 1G05 — Corpus Gramm. Lat. coli. ree. F. Lindemannus (Llpsiae 1831 segg. incompleta); ma sopra tutte quella di Enrico Keil, cominciata a Lipsia il 1857, in sei volumi. Alla quale è un supplemento quello di H. Hagen: Anecdota helvetica quae ad gramm. lat. spectant, Lipsire, Teubner, 1870, pp. CCLXI — 399.
Notiamo ancora: Scriptores litini rei metricaì; mss. ope retìnxit Th Gaipford, Oxoni, 1837; pp. XIV —616.
§ 117. C. Giulio Igino, Verno Fiacco, Remmio Palemone, ed altri.
Quel dottissimo Igino di cui parlammo al § 72, ed al quale oltre parecchie opere storiche ed erudite dicemmo solitamente ascriversi anche un poema astronomico in quattro libri che tutt'ora ci resta, si trova anche in Gellio, assai di frequente, ed in Macrobio, citato come grammatico di valore, non hercle ignobilis grammaticus (1) Gellio ci parla di un'opera d'Igino su Virgilio, e due come in essa (che constava di almouo cinque libri) Igino andasse notando alcune parole e maniere occorrenti in Virgilio, ma pure poco lodevoli, e che, secondo lui, il poeta stesso avrebbe cer-