capitolo ix. — i grammatici. 559
supporre che si sia convertito al cristianesimo e abbia ottenuto cariche che lo richiedevano per condizione, sol dopo avere scotte le opere a cui deve la fama sua.
Le quali opere sono 1.° un Commentario al Sogno di Scipione di Cicerone (il quale è riferito da Macrobio per disteso, e solo per codesta via è giunto fino a noi), in due libri, ove dopo un'introduzione circa la relazione della Republica d Cicerone con la Politeia di Platone e sul valor dei sogn:' fa un iri egolarissimo e arbitrariamente saltuario commento del testo Ciceroniano ; estendendosi n discussioni platoniche sui numeri, sul moto degli astri, sulle zone, sull'anima e via dicendo, 2.° I Saturnali (Saturnalìorum libri seplem), indirizzati ai figlio Eustachio, in forma di dialogni tra Pretestato (che era già morto l'anno 385) e amici suoi (alcuni dei quali, solo dopo la morte di colui venuti a maturità, Macrobio si prende la licenza di porli in iscena in un'epoca anteriore). In questi dialoghi convivali, de'quali vi erano già gli esempi nella letteratura anteriore, l'autore ha voiuto riunire pe*1 uso del detto suo figlio, gli appunt e le notizie d'ogni sorta ricavate da molta e varia lettura ; e per mettere assieme tutto quel materiale slegato e vario, ha ridotto la massima parte di essi dialoghi ad una discussione sui meriti ed il sapere di Virgilio, il cui nome egli ha fatto servire alla esposizione di varie categorie di conoscenze, mostrando cosi quanta parte il poeta occupasse nel sapere di quel tempo. Sotto l'apparenza di una discussone critica sui meriti delle poesie virgiliane, egli non ne fa clie la glorificazione. Uomo dotto egli, pe'suoi tempi, coi dotti che introduce a parlare, si solleva a un modo relativamente elevato di considerare il poeta. Il concetto che se n'ha nelle scuole gli par piccino e gretto; ma il concetto che egli se ne forma è gretto in un altro senso, cioè non rispetto a Virgilio, ma rispetto all'umanità e alle forze della mente unuma, della quale la somma, lo sforzo più alto è fatto da lui consistere nella seda mente virgiliana! Per Macrobio, Virgilio non solo è dotto in ogni genere di sapere, ma è decisamente infallibile,
Ei non ammette che nelle poesie virgiliane si trovi qualche difetto od errore, ma fa dipendere unicamente dall'''igegno di chi le legge e le studia il trovare o no la soluzione di talune difficoltà che esse presentano. Nel dialogo un tale Evangelo sostien la parte contraria al poeta,, ma questo personaggio non ha nulla di serio, uè di reale; non può dirsi certamente che esso rappresenti l'opinione de' critici spregiudicati di un'epoca più antica, e molto meno dei tempi d'allora, nei quali senza dubbio un personaggio come Evangelo non esisteva. Egli è li unicamente per servire coi suoi appuuti di occasione alle lodi di Virgilio, e Macrobio quasi tema clie le parole di lui possano essere prese un momento sul sei io, si dà ogni cura di dipingerlo coi co'ori iù sfavorevoli; come un maledico, e una pessima compagnia. Appena è annunciato tutti danno segni di fastidio, e ogni volta che apre bocca a dir male di Virgilio, tutti inorridiscono. Qualcuna delle osservazioni che egli fa, l'avea già fatta qualche critico,antico; ma in generale egli s'oppone eccentricamente alla idee le meno contrastabili, ed arriva al punto di negare che Virgilio, nato in un villaggio venato, potesse sapere qualcosa di greco e d scr ttori greci: la quale sua spallata asserzione serve di appiglio alla esposL'one della profondità di Virgilio nella conoscenza e nell'uso de' greci, che è il tema