540 libro li. — parte seconda. racconto. i prosatori.
espositori virgiliani, parla intorno ad alcuni luoghi difficili del poeta. Lacunosi sono i sette libri Macrobani: tutta la parte concernente l'astrologia e la filosofìa e andata perduta, che non è gran danno. Quel che si riferisce al diritto augurale e in genere all'erudizione virgiliana, come anche ai confronti coi greci e coi latini, è, malgrado le esagerazioni, importante molto per noi, giacché Macrobio evidentemente ha fatto un gran compilare, spesso senza citarle, opere anteriori perdute por noi Le trattazioni circa il merito oratorio e il merito retorico di Virgilio non sono arrivate intiere. Ad ogni modo, in quel che ci resta della prima si trova mossa la questione se per divenire buon oratore, si possa imparare più da Virgilio o da Cicerone, e si trova che, nonostante tutte le riservatezze e le cerimonie, la questione è sciolta a favor di Virgili' , il quale, vario come la natura, non ha solamente un genere di stile (copiosum), come Cicerone, ma ha pure gli altri tre (breve, siecum. pingue), e quasi quasi riunisce in sè le qua- tà di tutti e dieci gli oratori attici! Ciò poi 3lie ancora ci rimane della parte che era consacrata alla retorica di Virgilio, riguarda principalmente il movimento degli affetti, e si riduce a una pura e semplice verifica della osservanza per parte di Virgilio delle leggi retoriche relative al pathos, regole (questo è il più bello) di cui una buona parte erano stato dai retori foggiate sul modello virgiliano e appogg ite appunto all'autorità di esso!
In un manoscritto parigino ed in uno viennese trovansi estratti, che devono essere stati fatti nel medioevo, di un'altra opera di Macrobio, De differenliis et soeietatibus graeci lai-inique verbi, dedicata a Si nmaco, fosse questo il figlio o il nipote del famoso oratore (4). Di contenuto affine è un frammento De verbo, indirizzato a un giovane Severo, da autore ignoto (5).
(1) È inutile avvertire che nelle più volte citate raccolte di Putsche, di Gaisford, di Keil, di Hagen, di Endlicher e Eichenfeld, si trovano ove l'uno, ove l'altro di cotesti poco preziosi resti
(2) Delle molte interpolazioni a cui il commento di Servio andò soggetto ne è prova anche l'ampiezza diversa che ha nei vart manoscritti. La edizione principale di esso è la parigina del Daniel (1600). Vi è altresì l'edizion dui Burmanno (nel suo Virgilio, Amsterdam 1746), e di Lion (Gottinga 1826 , 2 voi.). Saggi di edizion critica sceverante i singoli elementi introdottisi nel commento Sci'viano détte G. Thilo (Naumburg 1856 e Falle 1866). Veggansi del medesimo le Quaostiones servianae (Halle 1867); e Teubner, DeM.Serv.gr. vita et commentanis (Vratislaviae 1843).
(3) Vedi Saturn. Prefaz. Ile 12: sicubi nos sub alio ortos coelo latinae linguae vena non pdjuvet.....si in nostro sermone nativa romani oris elegantia desideretur.
(4) Vedi questi estratti in Keil, V. pag. 599-651, e nell'edizione di Macrobio di Jan. I, pag. 229-276.
(5) Vedilo in Jan. I, pag. 278-306.
Bibliografia.
a) Codici.
I manoscritti di Macrobio rimontano a un solo archetipo, essendoché tutu aDbiano le identiche lacune. Il più completo è uno parigino del sec. XI, il migliore è uno barn berghese, della fine del sec. IX, che ora però non ha che il primo e il secondo e parte del terzo libro dei soli Saturnali È a notare anche un altro bamberghese del sec. XI.
b) Edizioni.
L'edizion principe è la veneta del 1472. Notiamo l'edizione del Pontano (Lejden 1597 e altrove), quella del Gronovio (Ibid. 1670). L'edizione t.eubneriana è rivista da Eyssenhardt (Lipsiae 1853); e la edizione fondamentale per ogni rispetto è quella con note latine di kqdovico Jan (Quedlinburg e Leipzig 1818-1852, 2 voi.).