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Storia della Letteratura Romana

Cesare Tamagni
Francesco Vallardi Milano, 1874, pagine 590

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a cura di Federico Adamoli

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   capitolo v.
   X GITJ3HISXI
   § 130. I giuristi anteriori a Gaio.
   Siccome ìa giurisprudenza romana è oggetto speciale d'una scienza vasta e nobilissima, cosi noi non ci diffonderemo punto a parlarne, e toccheremo appena quanto è strettamente necessario perchè la nostra storia di tutta la letteratura dei Quiriti non resti ineomplela. Non staremo quindi a enumerare quante notizie o residui ci avanzino delle leggi romane, o dei senatusconsulti, o degli atti dei magistrati, e neanche a mentovare tutti i giuristi, de'quali sien giunti fino a noi i nomi, od anche i titoli di lor opere ovvero qualche frammento, da Appio Claudio Cieco in poi. Soltanto prima di venire alle opere, che ancora abbiamo, di giurisprudenza, accenneremo che da Pomponio sono riguardati come veri fondatori dei diritto romano Manzo Manilio (console il 004 di R.), M. Giunio Bruto, P. Muoio Scevola (cons. il 620). Ai quali sono anche da aggiungere P. Licinio Crasso Muoiano (cons. i' 622), Q. Muoio Scevola l'Augure (cons. il 636), e Q. Mudo Scevola il Pontefice (figlio del prelodato P. MjMd Se., e cons. nel 653), che ebbe numerosi discepoli (e specialmente C. Aquiho Gallo), Servio Sulpicio Rufo (cons. il 704), Aulo Ofìàio, e L. Alfeno Varo, di Cremona; Trcbuzio Testa, A. Cascellio, Q. Elio Tubcrone, C. Elio Gallo, Granio Fiacco, vissuto sotto Giuno Cesare. Va anche rammentato Varrone per l'opera sua in quindici libri de 'jure civili, per noi perduta; e Cicerone stesso.
   Caduta la repubblica, la giurisprudenza restò in fiore ; anzi, chiusa la via politica agli onori, fu battuta tanto di più la vìa della giurisprudenza; ed inoltre, siccome Augusto stabili di concedere ai più cospicui giureconsulti il cosi detto jus respon-dendi, per il quale i loro responsi avessero pregiudizialmente valore di legge, così venne a costituirsi una classe privilegiata di juris conditores od auctores, nella quale ognuno aspirava di entrare , segnalandosi nell' eserc.-io della profess )n legale. E sotto Augusto fiorirono particolarmente P. Antistio Labeone e C. AJejo Capitone, fondatori dì due scuole diverse. Scolaro di Capitone e illustre rappresentante della scuola di lui fu Masurio Sabino, da cui i seguaci di Capitone ebbero il nome di Sabiniani, e che fiorì sotto Tiberio e Nerone. Contemporaneo fu M. Cocceio Ne^va, avo del-l'imperator Nerva, e padre di un altro giureconsulto omonimo suo. Fu seguace di Labeone; come pur fu Sempronio Procolo, vissuto sotto Claudio e suoi successori, e diventato sotto Nerva il capo dei seguaci di Labeone cìie da lui ebbero il nome di Procoliani. Della scuola opposta dei Sabiniani, chiamati poscia anche I mercè lui, Passioni, fu C. Cassio Longino, console il 7S3, esiliato in Sardegna sotto Nerone , e richiamato da Vespasiano. Sotto questo imperatore ebbe egli un seguace nel Celio Salino (console l'822 di R. = 68 di C.), dal quale alcuni pretendono derivasse il nome di Sabiniani che noi abbiamo tenuto derivato dal Masurio predetto combattè il proculiano Pegaso.
   Procuhani pure, sotto Nerva e Trajano, furono P. Giovenzio Celso (console 1 '882 di R = 128 di C.) Nerazio prisco', e piuttosto sabiniano fu invece, sotto Antonino il Pio, Giavoleno Prisco. Lodato dal giovane Plinio è T. Aristone.