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Storia della Letteratura Romana

Cesare Tamagni
Francesco Vallardi Milano, 1874, pagine 590

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a cura di Federico Adamoli

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   capitolo x. — i giuristi. 571
   Promosse assai la giurisprudenza l'imperatore Adriano, che da Salvio Giuliano insigne giurista ed autore di molte opere, fe' metter assieme Vertuto perpetuo, ove furono fusi e ridotti ad armonica unità gli editti dei pretori urbani e peregrini, e che venne ad avere forza definitiva di stabile legge, non dando luogo ad editti suc= cessivi se non per i casi che giungessero imprevisti e non contemplati da esso editto perpetuo (1). Giureconsulto di gran conto, ed autore di molti e larghi avori giuridici fu Sesto Pomponio, vissuto anch'egli sotto Adriano, Antonino il Pio, e lor successori (2).
   (1) Vedi Edicti perpetui quae reliqua sunt, const adn. ed. A. F. Rurtorff; Lipsiae 1.86P.
   (2) Noteremo qui Jurisprudentiae antejustinianac quae supersunt; composuit, recens. adnot, Ph. Ed.. Huscko; ed. altera; Lipciae 1867. Gl'indici son di Ferd. Fabrici.o, Lip. 1868=
   § 131. Gaio
   Sulla persona di Gajo e sulle sue vicende non si sa quasi nulla. Incomincian le difficoltà dal suo appellativo. Egli è detto sempre semplicemente Gajo. e se questo, come sarebbe ovvio il pensare, è prenome, corno mai, si può chiedere, gli toccò questo privilegio, d'essere citato col solo prenome? Che ciò avvenisse per la gran diffusione dell'opere sue e per la benevolenza e l'auge ch'egli godette, non è possibile, benché altri lo abbia affermato. Il Mommsen invece congetturò che fosse nominato col sol prenome per ciò che fosse un greco asiatico, il che gli parve risultare da molti indizi, più ingegnosi che conclusivi. Forse più ragionevole sarà ritenere che Gajo ne fosse il cognome o il nome gentilizio ; chè di entrambe le cose non mancano esempi nelle iscrizioni : v'è per esempio, se la memoria non ci falla, un Gn. Gajo Prudente, e un Tito Gajo Eminente. Comecchessia, si vede che egli ha dimorato e scritto in Roma e non nell'Asia Minore; chè egli ha frasi come queste: si navis ex Asia venerit ; o Vinum campanum .... in provinriìs agaiur..., et si Romae aput reeuperatores, agamus. — Anche dell'età di lui si è incerti, chè la sua celebrità data dal quinto e dal sesto secolo, e prima nessun lo cita (1). Cosa però non insolita tra i giureconsulti, per cui non oppon serio contrasto alle argcmentazioni di chi io ha ascritto all'età di Adriano e degli Antonini.
   Seguace della, scuola sabiniana. Gajo fu un giurista scieni .fico e dottrinale. Sci tsse varie opere importanti; ma la più notevole di tutte e la sola pervenutaci son gli Institutionum commentarii quattuor', noti dapprima sol per ve indirette, ma nel 1815 scoperti da Niebhur, in un palinsesto della biblioteca del Caoitolo di 'Verona (2). — Nelle istituzioni di Gajo è trattato il diritto privato. Riescono esse di grande utilità per la cognizione del diritto classico, non lievemente modificato dalla compilazione bizantina. Ed è poi visibile la influenza grandissima esercitata da esse sulla giurisprudenza posteriore. La forma è corretta e pura, chiara e naturale; e assai v'abbonda la dottrina del diritto romano, anche antico, e del diritto straniero.
   Asrieme al Gajo fu scoperto nella capitolare veronese un frammento De jure fisci, attribuito da taluno ad Ulpiano, da altri a Paolo, e da altri tenuto come assai posteriore (3).
   (1) La citazione di Pomponio par proprio si riferisca a C. Cassio.
   (2) Vi consacrarono ulteriori cure Bluhrae e Goschen, Huschke, ed altri. Ma ha reso inutili tutto le recensioni anteriori quella mirabilissima testò comparsa di Guglielmo Stude-mund (con fac simile del codice).
   (3) Fi'agm. de j. f. edid. P. Kriiger, Lipsiae 1808.
   § 132. Papiniano, Ulpiano. Paolo ed Erennio Modestino, oltre alcuni minori.
   Tra i molti giureconsulti, cne fiorirono sotto gli Antonini insino ad Alessandro Severo, rammenteremo Sesto Cecilio Africano. Terenzio Clemente¦ Venule io Sa,'