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Storia della Letteratura Romana

Cesare Tamagni
Francesco Vallardi Milano, 1874, pagine 590

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a cura di Federico Adamoli

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   572U libro secondo. — parte ii — racconto. i prosatorL
   tumino e L. Volusio Meciano, maestro di M. Aurelio, e di cui sono andati perduti gì' importanti scritti, e solo ci è pervenuto sotto il suo nome un opuscolo', proha-bilmente posteriore, intitolato Assis distributio, ecc. Sono inoltre da citare L. Ulpio Marcello, e Q. Cervidio Scevola. Scolaro di questo fu Emilio Papiniano, che occupò alte cariche, e fu celebrato cosi per la elevatezza del suo carattere, come per il valore grandissimo delle sue opere che ebbero un credito grandissimo presso i contemporanei ed i posteri. Fu decapitato da Caracalla l'anno 212 di C Nomineremo anche Claudio Trifonino, e Terminano, che probabilmente è identico allo scrittore cristiano Settimio Fiorente Tertulliano, che visse sotto Settimio Severo e Caracalla.
   Ma i corifei della giurisprudenza di questi tempi sono Domizio Ulpiano e Giulio Paolo. Ulpiano, fenicio di Tiro, lo troviamo già occupante alte cariche sotto Settimio Severo, poi esiliato, più tardi richiamato da Alessandro Severo, e meeso nel suo Consiglio: era prefetto del pretorio quando fu ucciso, l'anno 228. Egli era pro-culiano, ma temperato; e fu autore di molte opere piene di dottrina, e condotte con lucidità ed acutezza. Fece un gran commentario all'Editto, in ottantatrè libri, che servì poi come di fondamento ai Digesti giustinianei. Fece, sottc il regno di Caracalla un'opera Ad Sabinum in cinquantun libro.
   Fece libri due Institutionum\ e solo un p.ccol frammento del primo libro fu trovato in un codice viennese (1). — Scrisse venti libri ad leges Jul. et Pap., libri tre de officio consulis, dieci d. o. proconsulis, dieci Pandecfarum, sette Regularum, sei Opinionum, ed altre opere Possediamo, sernatoci da un unico codice del s. X, ora al Vaticano, e contenente la lex romana Visigothorum, un frammento a questa estraneo, di ventinove Titulì ex corpore TJlpiani. che e1 identemente sono residui di un'opera, ove Ulpiano dava forse una breve espos sione sistematica del diritto sostenne privato, e che forse era quella intitolata Liber singularis regularum. Vi fu chi essere questi Titulì un residuo di un'opera di molti libri, o perfino una compilazione desunta da opere diverse e'non del solo Ulpiano; ma, checché si dica, è indubitabile la genuinità di questi T'tuli, importantissimi per la storia interna del diritto privato romano (2).
   Paolo, a torto da taluni creduto fenicio, e probabilmente invece padovano, ebbe, come Ulpiano, grandissimo credito e influenza. Esiliato da Elagabalo, fu richiamato da Alessandro Severo, e fatto prefetto del pretorio. Scrisse anche più di Ulpiano. Si trovan di lui menzionati e ben frequentemente usati nelle Pandette suoi ottanta libri Ad Edictum, ventisei Quaestionum, ventitré Responsorum, e altrettanti Brevium, diciotto Ad Plautium, dieci Ad leges Jul. et Pap., sette Regularum, ecc. Ma di tanta attività a noi non resta che un frutto solo: i cinque libri sententiarum ad filium; i quali, per la lor grande diffusione, specie nell'Occidente, furono accolti nel Breviarum Alaricianum, e così, se non affatto interi, però senza vere alterazioni giunsero sino a noi. Ed è un'opera certo importante, e per la cogrmone del diritto classico antico, e per l'intelligenza di quello giustinianeo. Lo stile di Paolo è serrato, e taiora oscuro; pur, relat' ramente ai tempi, buono (3).
   Di cotesti tre illustri giuristi Papiniano ebbe il sopravvento sugli alti, i due, per via dell'ordinanza di Teodos.o II, e Valentiniano III, dell'anno 426, la quale disponeva che nei casi controversi l'opinione di Papiniano avesse forza di legge.
   Su per giù alla stessa epoca considerata sinora appartennero Callistrato, Elio Marciano, Emilio Macro. Ma con Erennio Modestino, discepolo di Ulpiano, e maestro di Massiniino il giovane, si chiude il fiore della giurisprudenza classica : difatto, da lui sino a Costantino non v'è alcun giurista di conto che i P .gesti giustinianei spoglino. Trscenquarantacinque • invece sono i frammenti che questi tolgono alle numerose opere, del resto perdute, di Erennio Modestino.
   (I) Vedi — De Ulpiani Instit. Fragm. in bibl. palat. Vindob. nuper reperto Epist. ad F. C. Savigny scr. Stephanus Endlicher; Vindobonae 1835; e Bremer. De D. U!p. Inst,. per. itq. earund. Inst. reliq. adj.; Bonn 1863; ed altrove,,