CORREZIONI E AGGIUNTE
Se il lettore avrà trovato in quest'opera quaiciie svarione tipografico, specialmente là dove son riferite parole greche, ha da pensare tre cose: l'una, che per solito si tratta di errori che non impacciano l'intelligenza del testo; un'altra, che in Italia ancora assai poche sono le tipografie atte a bene stampare lavori d'indole filologica; e finalmente, che una parte di quest'opera è stata corretta o dal Tamagni infermo, o da me, dopo la sua morte, sopra un suo ingarbugliato manoscritto.
Qui non noto che quegli errori che più mi hanno colpito, o per la loro gravità o per altro, nel rileggere l'opera nostra.
Inoltre faccio anche alcune rettifica, oni di affermazioni inesatte od addirittura erronee, sfuggite a me, o al Tamagni ste so, che, ne son certo, anzi per alcune ne ho le prove, le avrebbe corrette, se l'immatura morte non gliel avesse impedito.
Approfittiamo poi dell'occasione per fare qualche aggiunta e qualche excursus.
A pag. 19, nota (6). S'intende che la prima di quelle parole greche non dovrebbe avere quel primo accento, e la sesta, l'ottava e la decima dovrebbero avere l'acuto e non il grave, e l'ultima lo spirito aspro.
A pag. 30 è citato V epigramma di Catullo contro Arrio etrusco come una prova cne in Etruria prevalesse l'aspirazione di consonanti che la lingua colta latina voleva schiette (cìtommoda per commoda). E a pag. 37 (Rubrica 3.a) non sono ammesse in latino che aspirate di origine greca. Ora, entrambe le cose sono erronee, com' è stato dimostrato, dopo però (si badi) che il Tamagni aveva già scritto e stampato queste pagine, dal eh. Roscher in un arc colo (non in tedesco, pur troppo, bensì in un latino peggiore di quello di Arrio) intitolato « De consonarum aspiratione apud Romanos » e inserito nei non mai abbastanza celebrati « Studien zur griechischen und late: nischen Grammatik » pubblicati dal Curtius (II, 1, pag. 143-153). Di questo articolo diamo qui le osservazioni più salienti.
Fino al 660 d. R. non si trova scritta nessuna aspirazione; dopo però l'aspirazione si trova scritta non solo nelle parole greche, ma ancora in parole prettamente latine. Il Corssen ed altri hanno creduto che coteste parole latine assumessero, e nella pronunzia e nella scrittura, l'aspirazione, solo per via del contagioso esempio delle parole greche. Invece il Roscher prova, che l'aspirazione di certe consonanti in certe voci latine, lungi dal provenire dall'esempio letterario del grecismo, fu uno spontaneo fenomeno popolare; che anzi i letterati grecizzanti fecero di tutto per tenerlo indietro dalla lingua colta, e non ve lo lasciarono penetrare che a stento e sporadicamente. Certo, il grecismo contribuì a qualcosa, in questo senso, che com ìciates. in la1 no a scrivere le aspirate appunto per trascriver bene le parole greche, si venne a stabilire un precedente, di cui le parole latine popolarmente aspirate approfittarono per farsi anch'esse valere nella scrittura. E contribuì anche Tamagni c d'Ovidio. Letteratura Romana. 73