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ci pio la ragione vera; e dopo, come se non bastasse, sen aggiunge la spiegazione assurda del Diez, che alcuni (per una riverenza al Maestro, meritisshna e lodevolis-sima in sè, ma che non fa al caso- nè ai casi —) ; ostinano stranamente a sostenere, anche dopo la minutiss ria, e, non per merito mio, evidente confutazione, che ne ho fatta nel lavoro già citato « Sull'origine dell'unica forma fìess. del nome italiano »; spiegazione che consce nel dire che l'accusativo sia stato il caso latino che si è sostituito a tutti gli altri e ha dato quindi o 'gine all'unico caso italiano. Ma che accusativo, o messeri, se quello latino, stante la caduta arcaica popolare dell'm, era morto da un gran pezzo? — È inutile dire che l'egregio mio predecessore non è colui al quale io qui mi rivolgo Egli me n'ha dato solo l'occasione, col-l'avere messa la verità accanto all'errore in un modo cosi brusco, da poter parere d'averlo fatto apposta per screditar quest'ultimo; giacché, come diceva il Manzoi., non v'è per l'errore un posto più incomodo, che vicino alla verità.
A pag. 328 segg. Terenzio è detto senz'altro africano, e non vi è neanche citata la dissertazione di Salvatore Betti (Sulla patria del posta comico Terenzio, negli Atti dell'Accademia romana di archeologia, XIY, p. 139 segg.) che per le acute osservazioni che contiene ben meritava d'essere citata e discussa, tanto più in opera italiana. Noi per ammenda alla involontaria omissione del nostro rimpianto predecessore ne riferiremo qui un sunto.
1.° « Come in un servo barbaro, e nel, fiore degli anni, una sì rilucente candi-» dezza e venustà di stile, anzi un$ potenza di elocuzione urbanissima, che al tutto, » può dirsi, cambiò l'antico latino, e diè principio al vero secolo d'oro della favella? » Non contraddice a ciò l'esempio del tracio Fedro, chè questi visse all'età d: Au-» gusto, Tiber ), Cap, e forse Claudio, quando fra le mani di tutti già erano i » nitidi esemplari dèi dir latino: siccnè non è maraviglia che dopo molto studio » nei m gliori poeti aurei, potesse un barbaro comporre gentilmente brevi compo-» nimenti ».
2.° La Vita di Terenzio, che va sotto il nome di Elio Donato, pare un accozzo di notizie prese qua e là, senz'ordine nè critica, da Fenestella, da Svetonio (cui tante vite d'uomini 'llustri furono falsamente attribuite), da esso Donato, e da altri. C'è di molte favole; tra le quali è certo quella che Terenzio fosse inviato dagli edili nel 587 a legger l'Andria a Cecilio, morto il 585. Taluni lessero, dov'è Cecilio, « Acilio », perchè Manio Acino Glabrione era edile in quell'anno 587; ma, oltre che non c'è autor tà di nessun codice, è logico che gli edili mandasser Terenzio ad Acilio, ch'era appunto uno di loro ? — Sembra che il pseudo-Donato della Vita traesse tal notizia incon 'deratamente dalla cronica eusebiana continuata da S. Girolamo, dove narrasi la cosa n modo che non par possibile d' attribuirla ad altro che a Cecilio : il che r conferma che s'ha a leggere anche nel pseudo-Donato Cecilio.
E da una cosi fatta Vita si trae che Terenzio era nato schiavo cartaginese, e che, condotto fanciullo in Roma, fu fatto educare dal suo signore Terenzio Lucano senatore, e po manomesso. Questa notizia manca nella cronaca di Eusebio. Fu dunque tratta da altra fonte, e probabilmente dalla traduzione latina e continuazione della cronica, che fece S. Grolamo, il quale vi fece non poche giunte, togliendole da varii autori, con opera « tumultuaria », lasciandosi spingere così dalla fretta ad accettar molte fole da collegio, ricantate con intera confidenza dai grammatici del IV secolo.
3.° Il falso-Donato stesso ci dice: che L. Fenestella (contraddicendo forse ad alcuno che anche al suo tempo, pel nome Afer, reputava il poeta un servo africano) già ebbe ad osservare: essere impossibile che Terenzio fosse stato preso schiavo nell'Africa, che allora voleva dire Cartagine, perchè dopo la seconda guerra punica, quando Teren: o nacque, e prima della terza, durante la quale mori, nessun Cartaginese poteva essere stato preso schiavo dai Romani, ostandovi i solenni patti di pace e alleanza fra le due nazioni.
4.° Se Afer voleva indicarla patria, qual nome dunque egli avea nella servitù?