26 CAPITOLO PRIMO.
Ossrji per os, ossia, arcaismo, (Pacuvio, Varrone): ital. osso.
Papilio (Lampridio): ital. padiglione.
Prjorark (Giulio Paolo, Celio Aurelio)', ital. peggiorare.
Petiolus (Afranio, Celso, Columella): ital. picciuolo.
Pi lare (Ammiano Marcellino): ital. pigliare.
Pipio (Lampridio): ital. pippionc, piccione.
Pistaru ( Vegczio): ital. pestare.
Proba (Ammiano Marcellino): ital. prora.
Propiare per prope accedere (Paolino di Nola): ital. approcciare. Putus e putillus per puer (Plauto): ital. putto, puttello. Rancor (Girolamo): ital. rancore. Ruinus (Plinio): ital. ruvido.
Sanguisuga: « hirudine, quam sanguisuga!» vulgo coepisse appellari adverto » (Plinio) : ital. sanguisuga. Sapius per sapiens (Petronio, Terenzio): ital. saggio. Somnolentus per somniculosus (Apulejo): ital. sonnolento. Stloppus, se/opus : colpo, rumore (Persio) : ital. schioppo. Striga (Petronio, Apulejo): ital. strega. Testa (Prudenzio, Ausonio, Celio): ital. testa. Tina, vaso da vino (Varrone in Nonio): ital. tina. Tribulare (Tertulliano): ital. tribolare.
A questa già lunga lista di nomi potremmo aggiungerne altri ancora (lj, se non ci sembrasse superfluo, a provare che molti di quei vocaboli che si giudicarono del latino barbaro, appartengono invece al latino volgare. Nè questo però significa che una notabile influenza non avessero i secoli della decadenza sullo svolgimento delle nuove lingue. Lo abbiamo già notato indietro: essiccata la fonte del classicismo' spenta l'urbanità, morta la letteratura e la lingua degli scrittori, non rimaneva che il linguaggio del popolo, de'rustici, de'soldati; quello che fino allora si era come nascosto, vergognoso, ora usciva alla luce, ora faceva quasi pompa di sé alla parola patrizia succedeva la parola plebea ; alla favella togata (per usare 1' espressione di un insigne nostro scrittore) la favella tunicata. E le invasioni de' barbari in questo senso solo può dirsi che influissero sullo sviluppo delle lingue, romane, avendo fatto tacere quel latino letterario che impediva al latino popolare di svolgersi liberamente. Senza il tentativo fatto da Carlomagno per far risorgere la latinità classica, è molto probabile che la lingua popolare sarebbe passata allo stato di lingua scritta fino dal secolo ottavo o nono. Quel tentativo però non poteva riuscire e non riuscì; e ne nacque anzi una lotta tra la lingua letteraria e la volgare, che costituisce appunto il latino de'bassi tempi. Fu allora che gli scrittori della decadenza crearono essi stessi un certo numero di vocaboli, che [lassarono poi alle lingue romane, e, quello che più importa notare, alterarono notabilmente la forma de' vocaboli antichi, cooperando potentemente con ciò alla trasformazione della lingua. Il latino del medio evo è una sorgente inesausta di queste nuove forme alterate, che diverranno poi, che sono anzi già patrimonio delle lingue neolatine. È sempre il latino volgare che va svolgendosi, ma che ora, sotto la influenza di
(1) Non abbiamo citato tutti quelli che ci dà il Diez; e ad essi potrebbero aggiungersi quelli del Quicherat (Adden. Lex. Lat.), come: affaniae (affanni); baucalis (boccale), bibonius (bevonc); capana (capanna); cinnus (cenno); cofia e cufia (cuffia); commater (comare); commerciavi (commerciare); cusire (cucire); deintus (dentro); delonge (da lungi) ; ferrare (ferrare) ; filare (filare) ; fistulare (fischiare) (*) ; fiasco (fiasco) ; formastrum (formaggio); fratellus (fratello); lampare (lampeggiare) ; molligo (mollica); pantanum (pantano); pulicella (pulcella); rasorium (rasojo); repausare (riposare); salsicia (salsiccia); surdare (assordare); talliatura (tagliatura); sostare (sostare).
(') Osserva il Galvani che nel fistulare c'è la spiegazione della voce toscana fistio. fi*t«ne