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Storia Letteraria d'Italia
I primi due secoli
Adolfo Bartoli
Francesco Vallardi Milano, 1880, pagine 552

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   ORIGINI DELLA LINGUA ITALIANA.
   * et nostro commini salvamente d'ist di en avant, in quant Deus savir et podir me « dunat, si salvarsi eo cist meon fradre Karlo et in adjudlia et in cadliuna cosa, « si cum om per dreit son fradra salvar dist, in o quid il mi altresì fazet, et ah « Ludlier nul plaid nunquam prindrai qui meon voi cist ineon fradre Karle in « damno sit.
   « Si Lodhuvigs sagrament quae son fradre Karlo jurat, conservat, et Karlus, « ineos sendra, de suo part non lo stanit, si io returnar non s'int pois, ne io ne « neuls cui eo returnar int pois, in nulla ajudlia contra Lodhuvvig nun li iu er ». Xoi non vorremo qui ripetere «inolio che già scrisse il Perticar!, di questo documento, s bbene molte delle osservazioni sue ci sembrino vere, pur rigettando il sistema della comune lingua romana (1). Noi sappiamo esser falsa la teoria del Raynouard; ma sentiamo insieme che nel giuramento si nascondono e si palesano al tempo stesso, non questa piuttosto che quella delle lingue neo-latine, ma tutte insieme confuse, quasi come più feti non distinti ancora nell'utero materno, formanti tuttavia una massa che sembra unica , ma che ha in sè i germi che, sebbene in tempi diversi, si svolgeranno in altrettante vite separate. Noi abbiamo colto, abbiamo sorpreso le nuove lingue in uno dei punti più importanti della loro formazione, mercè le parole di Carlo il Calvo e di Luigi il Germanico; le quali, se sono sempre improntate della materna effìgie latina, hanno pure, ci si conceda l'espressione, una effìgie del futuro, francese, provenzale, italiano e spagnuolo. Insieme però a questo fatto che è fuori di ogni dubbio, un altro dobbiamo ammetterne, cioè, che mentre la Francia ha dal secolo IX in poi una serie non interrotta di documenti scritti, che le servono a tener dietro ai progressi della sua lingua, l'Italia non può parlare di vera lingua italiana fino a tempi assai posteriori.
   Il periodo che chiameremmo anteistorico della nostra lingua, dura quando già la Francia ha una letteratura. Il cantico di Sant'Eulalia e quello per la battaglia di Saucour, nel secolo X; il poema sulla passione di Cristo e sulla vita di S. Léger nell'XT; il ^listerò delle Vergini savie e delle Vergini folli e il frammento di Alessandro nel XII, per tacere di altri, compongono già una letteratura, la quale si svolgerà rapidamente, toccherà il colmo della sua perfezione e comincerà già a decadere, quando noi saremo ai principii dell' arte nostra. E pure chi potrebbe negare che anco in Italia non si parlasse una lingua nuova fino forse dal secolo Vili e IX? Le prove non fanno dilètto. Basta gettare gli occhi sulle carte di quei tempi, basta fermarsi un momento sugli esempi copiosi raccolti nelle Antichità Italiane del Muratori, ne' Documenti Lucchesi, nel Codice Diplomatico del Brunetti, nella memoria del Barsocchini, in cento altri libri (2). Dal 700 al 900, per es., scrivevasi:
   De uno latere corre via publica. (Mur., An. Ital.)
   Cui de uno latere decorre via publica. (Docum. Luco.)
   Jn via publica, et per ipsam viam ascendente in suso. (Atur., An. Ital.)
   Loc.us qui vocatur Palagiolo.....abeat ini simul casa Magnacioli.
   (Docum. Luce.)
   De suprascripto casale Palatiolo. (Brunetti.)
   In fondo Veterana Casale, qui vocatur Granariolo. (Docum. Luco.)
   Uno capo tene in vinea de Alio qm. Lopardi (Brunetti.)
   Et per singulos aunos gustare eorum dava in ipsa casa. (Docum. Luce.)
   Per singulos annos reddere debeamus vobis una turta, duo focacie bone, uno pullo et animale, valente dinari septe. (Docum. Lucc.)
   Vendo tibi una casa mea massariccia, quem liabeo in loco Pulinio, ubi resede Ouriprandulo massario meo. (Docum. Lucc.)
   Decìraus de Villa quae vocatur Casale grande. (Mur., An. Ital.)
   (1) Sono ad ogni modo importantissimi a leggere i capitoli X — XIV della Difesa di Dante, e accanto ad essa i Dubbi sulla verità delle dottrine Perticariane, del sig. Galvani,
   (2) Ved. anche le due belle lezioni del Fauriel (op. cit.), Formation de l'italien.