ORIGINI DELLA UNGI \ ITALIANA.
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Perchè, questo è da notare, che il latino in Italia non cessa neppure col manifestarsi della letteratura volgare, ma continua anzi ad essere quasi diremmo più che mai la lingua della chiesa, de' dottori, de' principi, delle signorie. La stessa repubblica di Firenze, sede privilegiata della bella lingua del si, 11011 s'arrischia (dice il Capponi) al volgare, fin dopo alla metà del secolo XIV (1).
Questa ricca letteratura volgare in lingua latina è dunque là ad attestarci due fatti : il primo, che essa lingua latina seguitava ad essere facilmente compresa dal piii degli Italiani; il secondo, che quella letteratura fu per molto tempo la cagione sola che ritardò il pieno trionfo della lingua parlata, la quale ogni giorno sottostava a nuove modificazioni, e andava incessantemente volgarizzandosi. (2) Questo periodo preistorico della lingua italiana è lungo; ma noi possiamo oggi fino ad un certo punto indurre qual fosse, mercè il confronto colle lingue sorelle. Il francese ed il provenzale ebbero la fortuna di manifestarsi per una via schiettamente popolare; le prime composizioni nei due dialetti franco-gallici, raccolte dalla viva voce del popolo, ci dicono come il popolo parlasse. Vedremo in progresso perchè questo non accadesse in Italia. Or che cos'è il dialetto della Francia settentrionale e meridionale nel nono e nel decimo secolo1? È un dialetto semi-latino, è un punto iti-
Est abominabilis praelatorum vita, Quibus est cor fellema linguaque mellita; Dulce canit fistula eorum, et vita Propinant, ypomenis miscent aconita.
Fur et gregem rapiat et perdat et mactet, Et praelatus praeparat, non ut eum lactet, Sed ut pravis usibus lac et lanam tractet, Cum spem non in Domino sed in nummis jactet.
Advocati, medici et procuratores, Tutores et judices sunt et curatores, Voluntatis ultimae sunt ordinatores, Fidecommissarii et executores.
Cunctorum contractuum sunt mediatores. Defensores criminum et palhatores; Si dentur enxennia, sunt adulatores; Si cessant servitia, sunt attentatores.
Ergo mimi merito vel joculatores Dici possunt, saeculi vel baratatores; Aliorum ordinimi fiunt contemptores, Nam se credunt aliis excellentiores.
Di questo ritmo scrive il Fauriel: « C'est un chant satirique des plus hardis et des plus amers contre la cour de Rome , chant évidemment destiné à circuler dans toute l'Italie f our y ren Ire l'empereur populaire aux dépens des papes et du clergé, représentés sous ' i jour le plus odieux. Tout, dans l'exécution de la pièce, répond à ce motif: le mòtre du vc.rsà cette époque déjà vulgaireJ la division en couplets, la rime et le latin lui-mème, qui, bien que passablement grammatica!, n'en est pas moins à-peu-près aussi rude et aussi plat que possible. »
(1) Il marchese G. Capponi dice che la lingua scritta si trasse dal dialetto toscano, perchè questo era assai più degli altri accolto al latino, che è a dire alla lingua solenne della nazione; la qual vicinanza faceva che da tutti gli abitatori di questa fosse più inteso naturalmente. Vedi Della Volg. Eloquenz. di D. Alighieri — Milano 1868. Bella ossei vazione e vera, purché accolta sotto certe riserve.
(2) Q? elio che il signor Meyer scrive della Francia, tanto più può applicarsi all'Italia:
« La lenteur de l'idiome vulgaire à s'élever à 1' écriture, et la ténacité avec laquelle