32
CAPITOLO PRIMO.
gua doverono meglio romanizzarsi. Infatti nel dialetto provenzale noi troviamo più vicinanza al latino elle in quello del settentrione, e la Provenza sappiamo essere stata più romana per la sua civiltà, per le sue forme amministrative, per la sua legislazione, delle altre Provincie della Gallia (1). Infatti di tutti i dialetti romani l'italiano è il più puro; di tutte le lingue derivate dal latino, l'italiana è quella che meglio riproduce l'effigie materna (2). E l'Italia ognun sa essere stata più profondamente di tutte le altre terre latine, penetrata, se cosi possiamo esprimerci, di latinità.
Il mistero adunque della lingua italiana dal VII e Vili secolo fino al XII, non deve essere più un mistero per noi. Diamo ai documenti francesi e provenzali forme e suoni più vicini al latino, modifichiamo leggermente alcune desinenze, sopprimiamo alcune consonanti, ed avremo la lingua che si parlò in Italia; e per le diversilà locali di questa lingua, tendiamo l'orecchio, ed apprendiamole dagli stessi odierni dialetti (3).
Anzi da questi dialetti impariamo qualche cosa di più. Ricercandone i monumenti antichi, vediamo quante forme vi perdurano, che alla lìngua scritta venner mancando, ma che si riappiccano al latino (4) ed hanno i loro corrispondenti in francese e in provenzale. Andiamo anche più oltre, e troviamo certi gruppi di dialetti speciali, che ci avvicineranno di più alla Provenza; certi altri che tenderanno piuttosto a ricongiungersi ad altre provincie romane. Trasportiamoci quanto più ci è possibile col pensiero alle condizioni di tutta l'Europa latina nei secoli dopo il cinquecento, (piando le spade e i costumi de'barbari facendo tacere il latino letterario, muovendo l'ostacolo che teneva inceppato il latino popolare, aprirono le dighe per le quali, veramente come fiume via via più grosso di acque, eruppe la rusticità romana; quando uè dialetti nè lingua esistevano ancora distinti, ma si agitavano, ribollivano amalgamati e confusi nel grande crogiuolo europeo; quando regnava sovrana l'anarchia letteraria e grammaticale: trasportiamoci a quei tempi e vi troveremo una moltitudine di dialetti, appartenenti tutti alla lingua medesima, a quella bassa latinità primitiva che intercede tra il latino e le lingue romane, e che, come si divise dapprima in molti dialetti, si suddivise poi in altrettante lingue quanti furono i gruppi de' dialetti stessi che andavano prendendo forma e figura loro propria, per forza di coesione, e per ragione di maggiore omogeneità (5). In quel libro della Volgare
(1) Cf. Raynouard, Histoire dudroit municipalen Trance-, Du Méril, Form, de la lancile Frang., 173.
(2) È Diez che afferma questo, testimone credibile e inappellabile. Ecco le sue proprie parole : « Trotz allcr Beiraischung aber ist das Italienische die reinste der romanischen Idiome, die àhnlichste Tocbter Latiums. » Grarnm, Einleit, 77.
(3) « Questi popoleschi linguaggi, dice il signor Galvani nella Introduzione al Glossario Modenese, resi più o men dispetti dall'aristocrazia letteraria che li voleva spenti o ignorati, debbono ora venire alla lor volta interrogati dalla democrazia letteraria seguace della scuola storico-grammaticale, la quale nelle orali c plebee tradizioni sorprende ciò che le scritture meditate o calcate sovra altri esempj scritti, non potevano nè dovevano mai esibire. » Lo studio dei dialetti appena ora comincia in Italia col lavoro del Biondelli, con questo del Galvani, e col prezioso volumetto del Mussafia. E finché nori avremo una storia delle letterature dialettali, non potremo intendere la storia della letteratura italiana. . ,, . .
(4) Per esempio: deso, decet; aolento, adolere; (Nel dialetto odierno deli Istria vive il verbo olire, oli, olet. Quante parole del vocabolario latino che sono perdute per la lingua italiana, hanno cercato e trovato rifugio ne'dialetti!) malastru, Inalum e astrimi; srondir, excondicere; transir, transire; usque; ed altri molti. Cf. Mussatia, Monumenti ant. di dia-
lett\lf Sé il signor Littré [llist. de la langue Frang., I, 12): « Toutes ces formatjon, Melle Quattro lingue romane) sont contemporaines, semblables par le fond et par les toh-«lances différentcs par les conditions locales. A un certain point de vue on peut eonsidérer l'itali en l'e«pagnol, le provencal et le francais comme gl afre grands dialectes , qui oril