PREFAZIONE
VII
Questo è l'avvertimento fondamentale, che volevamo subito far presente ai lettori, affinchè essi non cercassero nel nostro libro ciò che non era stato nostra intenzione di mettervi. Restano ora a fare alcune avvertenze minori, le quali valgano a conciliarci l'indulgenza di chi legge.
Quantunque già da tempo per inclinazione d'animo avessimo latto qualche studio della letteratura italiana del cinquecento, in ispecie dell'epica che più strettamente si lega cogli studi, che sono veramente nostri, sulle letterature neolatine del medio evo, la composizione di quest'opera fu determinata dagli affici cortesi e dalla fiducia benevola del dottor Francesco Vallardi, editore dell' Italia : il quale, insieme coll'onor dell' ufficio, c' imponeva, stretto dalle imperiose necessità inerenti alla sua grande pubblicazione, anche certi limiti di tempo e di spazio che non hanno potuto di certo contribuire alla bontà del lavoro; soprattutto intendiamo parlare dei limiti di tempo i quali non ci hanno permesso di leggore o di rileggere e studiare tutto quanto pure avremmo dovuto e voluto.
E pur là dove avremmo avuto il tempo di leggere, più d'una volta ci sono mancate le opere desiderate; che alla naturale scarsezza d'un giovane studioso, male, pur troppo, sovvenne la biblioteca universitaria di questa città. Anzi, senza olìesa di alcuno, ci permettiamo di dire pubblicamente che la biblioteca universitaria di Padova, per cause antiche e recenti, ha tali e sì grandi lacune, riguardanti non solo nuovi studi peregrini, ma studi vecchi, studi nostri, riguardanti persino il testo dei classici italiani, da far veramente vergogna a chi, potendo, sollecitamente non vi rimedia (1). Davvero che anche a Padova, come per Bologna si làgnava un altro operajo della scienza, solo i ricchi possono studiare: i quali, del resto, hanno per norma ben altro per la mente, e lasciano a noi meno avventurati l'ingrato compito di lavoracchiare rifacendo più d'una volta male ciò che altri, a nostra insaputa, ha fatto e fatto bene.
Di queste lacune qua e là si confessano gl'effetti nel corso del libro ; ma altri ve ne sono che un pudore, forse male nteso, ci ha vietato di confessare.
Accetti il lettore con animo benevolo ciò che gl possiamo offerire ; e voglia persuadersi che, se non siamo riusciti a mettere insieme un'opera utile e coscienziosa, non è mancato interamente da noi.
Padova, nell'agosto del 1880.
(1) Qualche rimedio a tanta miseria offre il prestito di libri da tutte le biblioteche del Regno, staoiiito dal regolamento del Bonghi. Ma, in pratica, vi si perde troppo tempo, e. per certe non illegittime gelosie de'lubliotecari, troppa pazienza. — Nel nostro caso speciale molto njuto ci venne dalla biblioteca annessa al nostro civico Museo, ricca in ispecie di cose antiche italiane, e agli studiosi liberalmente aperta dal degno direttore, ottimo amico nostro, Prof. Andrea Gloria.