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Storia della Letteratura Italiana nel Secolo XVI

U.A. Canello
Francesco Vallardi Milano, 1880, pagine 327

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a cura di Federico Adamoli

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   CAPITOLO III.
   il papato, che era al tempo stesso una rivoluzione dell'elemento tedesco puro del settentrione contro quello del mezzodì, mescolato, per i lunghi contatti c rapporti, di romancsimo > venne a interrompere per. allora quel movimento. L'unione dinastica degli Absburgo coi dominatori di Spagna, c l'unione religiosa con Roma, impedirono all'Austria di farsi interamente tedesca e di raccogliere intorno a sò tutta Germania. L'ideale troppo vasto impedì l'effettuazione dell'ideai nazionale.
   Questa tendenza all' agglomeramene delle signorie minori in istati sempre più vasti e accentrati, c una gara animosa, multiforme tra questi stati ingrossati per acquistare il predominio o il dominio sugli altri: la tendenza, insomma, ad una finale unità, politica si rileva ben chiara anche tra il discorde agitarsi delle singole forze d'Italia nel quattro e cinquecento. Ma poiché in Italia, come in Germania, all'ideale dell' unità strettamente nazionale e oppongono non solo i rigogliosi ideali delle piccole patrie, ma anche quello non meno efficace della grande unità imperiale romana, qui i fatti e le tendenze si complicano più che altrove, e i risultati della grande agitaz onc politica sono per gran parte diversi. Volendo dare un concetto della vita politica italiana nel cinquecento, noi dobbiamo passar in rassegna le forze principali che vi si sono agitate, e osservare le diverse fasi della lotta.
   Venezia, arrestata nelle sue espansiom orientali dall'ingiossare della potenza mussulmana, si rivolge e s aggrappa al continente, e si viene un po' per volta trasformando di potenza orientale in potenza italiana. Ben presto essa porta confini occidentali del suo territorio all'Adda, e una dopo 1' altra si viene ass .urando parecchie città dell'antico patrimonio di S. Pietro, prima quello sul mare, poi anche le altre dentro terra. Ravenna e Cervia sono sue fino dal 1440, e nel 1482-4 essa riesce ad assicurarci Rovigo e il Polesine. La sua grande importanza nelle sorti politiche d'Italia si rivelò tutta a un tratto nel 1495, allorquando si! n se a capo della lega italiana per ricacciare i France&i al di là delle Alp Caddero allora in sua mano, come premio della liberazione, più porti di Puglia: Brindi i, Otranto, Monopoli, Trani: e l'Adriatico fu tutto mar suo. Poco dopo, nel 1503, essa approfitta accortamente della rovina dei Borgia per allargare i suoi possessi in Romagna. Ebbero allora i Veneziani Faenza, Forlì, Foilimpopol e così s'affacciarono minacciosi al versante occidentale dell'Apennino. Sulla costa mediterranea s'era offerta bella occasione alle loro ingerenze e ai loro maneggi n Pisa, che avevano aiutata contro Firenze, miratilo a porvi un nuovo centro d'influenza commerciale e politica, e dai due mari abbracciare l'Itaca.
   Allo storico, che può fare comodamente il profeta del passato, par chiaro ora che Venezia non potesse per nessuna via farsi centro all'unità ;a ana : vi si opponeva la sua costituì one interiore, e più d tutto vi si opponeva la sua tra i-zione, gioì'osa bensì, ma slegata quasi totalmente dalle più belle trad sioni talianc. Pure, sul principio del secolo XVI, le in\s lie e gl odi e le paure degli statcrelli italiani, che si vedono mdiacciati, sono tutte contro l'astuta Venezia: contro essa s'accordano, e scordando fra loro, l papa, Milano, Ferrara, Firenze e Napoli. Che più? I politici p i acuti e più gravi quali il Machiavel1, e il Guicciardini, scorgono in essa lo stato più. a atto ad u opprimere la liberta d'Italia » (1).
   Ma ben presto si vide che questi oc e questi timori erano nfondati. Il pericolo più grave per Venezia fu il rinnovare dello stato papale. L'idea, che il Valentino prosegi va per conto proprio, fu attuata poi per conto della Chiesa da Giulio II, che, profittando della lega di Cambrai — colla quale cospiravano ai danni di S. Marco i Francei , nuo^. i padroni di Milano ; gli Spagnoli, nuov signori di Napoli, e l'impero germanico, al quale erano state usurpate più terre, — potò mandare ad effetto il vecchio pensiero di rxr,cqu'stare tutta la Romagna. Ad Agna-
   (1) Tedi in ispecie Guicciardini, Storia d'Italia, lib. 1, cap. I.