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Storia della Letteratura Italiana nel Secolo XVI

U.A. Canello
Francesco Vallardi Milano, 1880, pagine 327

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   LA VITA POLITICA ITALIANA DEL CINQUECENTO. Il
   dello (1509) era arrestato per sempre il volo ardimentoso di Venezia: e sebbene anche d'allora in poi ella avesse gran parte nulle sorti della pen 3ola, ben si può dire che da quel momento essa abbandonasse ogni idea di prodominio, e si contentasse di salvare quel tanto clic le rimaneva. Dopo una guerra lunga e d ¦ sastrosa, essa riusciva bensì nel 1517 a riavere stabilmente Verona; ma se nel 1527, durante la prigionia del papa, s'affrettava a rioccupare Ravenna e Cervia, c nell'anno seguente rientrava in possesso di Trani, Monopoli, Polignano, Otranto e Brindisi, ella doveva poi ben presto, nella pace di Cambra (1529), definitivamente i aunciare a queste effimere conquiste.
   Cessate le aspirazioni alla egemonia d'Italia, non cessava però in lei il sentimento robusto della propria indipendenza: e a Venezia fanno capo quanl. in Italia mi ano a porre un argine alla preponderanza austro-spagnuola ; a Venezia rifuggono quant, in cerca di libertà, sono costretti ad esulare da Milano, da 1 • renze, da Napoli.
   Pure una nocesi tà superiore, quella di resistere ai Turchi c di difendere i propri commerci ini Oriente, costi age assai sposso anche Venezia ad aderire alla politica ipano-austiiaca (1), a trovare la sua nicchia modesta entro l grande ordegno della preponderanza spagnuola. La sua indipendenza in più d'un caso è più apparente che reale, sta più. nei trattati vecchi che nei fatti nuovi. Solo al principio del secolo seguente, quando già Spagna decade, e tenta sottentrarle moderatrice ed arbitra deg1 spiriti la Curia romana, Venezia s rifà viva, e si ribella, sorretta dall'animo del suo senato e dal sapere di Paolo Sarpi (1606-1(307).
   Milano è la prima città „aliana che dall'ordinamento a comune passa alla t ¦ rannido, ed è uno de' centri politaci che più abbia in se di forza attratti \a pelle città e province vicine. Qui vivevano jdfatti le trad>ioni del regno longobardo: e Milano, anche nel grande movimento di secessione contro le tendenze accentra-tive degli imperatori di casa sveva, avea quasi naturalmente rannodate atorno a se le forze de principali comuni del settent.'ione e di parte del centro d' Italia. Più taidi, i T sconti, come viMrì imperiali e ghibellini di vecchia data, do-veano proseguire per conto proprio l'ideale ghibellino, che cons teva appunto nel cercare una grande unità politica sul tipo imperiale romano, a danno delle libertà locali, Gian Galeazzo Visconti (conte d Virtù) u riuscì a fare una vera « ecatombe di piccoli tiranni di Lombardia, per poi rivolgersi contro quelli che ' . avevano aiutato a impadronirsi de' loro stati n (2), L'imperatore lo investì del ducato: ed egl:- occupata Genova, Bologna e quasi tutta Toscana, pensava ormai a mutare il t tolo modesto di duca di Milano in quello di re d'Italia o anche d'imperatore (3), Colla sua morte (1402) parve sfasciarsi il grande edificio, ma Filippo Maria riconquistava e riordinava lo stato 'aterno, che con astuzia straordinaria potè tenere fino al 1446, Spentasi con lui la dinastia, si torna per tre anni alle forme repubblicane e al conseguente disgregamento. Ma nel 1450 Francesco Sforza si sostituisce alla repubblica, che avea d'fesa contro i nemici esterni ed interni, e come principe nuovo mira u unicamente a consoFdare il pro» prio stato ne' suoi naturali confini, abbandonando del tutto gli ambiziosi e perico-' los; disegni dei Visconti n (4). Volpe e leone, soldato e politico, sa farsi temere ed amare: e lascia sicuro lo stato al figlio Galeazzo Maria (1466), che dieci anni dopo cadeva sotto il pugnale de'congiurati Le antiche ambizioni viscontee rinacquero nell'animo di Lodovico Sforza, detto il Moro, che governò prima come tutore del nipote Galeazzo, e poi (1495) come duca. Per più anni egli ebbe in mano tutte le fila della politica italiana, e si vantava d xverc in papa Ales-
   (1) I)e Leva, II, 608.
   (2) Villari, ij p. 31.
   (3) Burckhardt, I, p. 19.
   (4) Villari, I, p. 36.