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Storia della Letteratura Italiana nel Secolo XVI

U.A. Canello
Francesco Vallardi Milano, 1880, pagine 327

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   CAPITOLO III.
   risee la paeificazione e il rifiorimento della Franeia, assolvendo Enrieo IV, o eosì vien preparando un utile contrappeso alla preponderanza austro-spagnuola.
   Per tal modo anche i papi hanno fallito nel tentativo di aggregarsi tutta Italia, che naturalmente tenea gli occhi sii Iioma 5 ma essi sono riusciti a mettere insieme un ragguardevole eorpo di province italiane, alle quali danno un'amministrazione eerto non perfetta, ma sicuramente migliore di quella che vi si aveva sotto i tanti tiranni del principio del seeolo. E eiò che più importa, i papi rieseono a riguadagnare quas intero l'antico prestigio religioso e a rifare di Roma il centro del movimento europeo: essi compensano ^olla riacqi'jstata preponderanza spirituale, quella preponderanza materiale ehe sodo costretti a tollerare da parte di Spagna e dell'impero.
   Alla gara generale degli stati italiani per allargare i propri confini e giungere all'egemonia 0 al dominio di tutto il paese ebbe una certa parte anehe il regno di Napoli, dove si aveva il più grosso nueleo di provincie r mite sotto un solo governo, e dove abbondavano le tradizioni unitarie, in ispeeio la tradizione di Federigo II. Ma Napoli, eome vedremo, non ebbe in questa gara movimenti suoi propri: il suo centro d'azione era fuori d'Italia, in Aragona o in Franeia.
   Quell'unità nazionale italiana, infatti, alla quale invano aveano tentato di arrivare i maggiori nostri stati del quattrocento, fu per gran parte raggiunta eol-l'intervento degli stranieri, eon immenso ulde loro, ehe si trovarono a contìnuo contatto della nostra civiltà, della quale s'imbevvero; e eon vantaggio defili vo anche nostro, ehe per opera loro fummo liberati dalle troppo vivaei amb- sioni loeali eui nessun stato italiano avrebbe saputo domare in servizio d'una patria più grande.
   Le condizioni d'Europa sul principio del - secolo decimososto erano tali elio 1 Italia doveva necessariamente 0 saper riunire in forte faseio tutte le sue forze e difendere così la propria indipendenza, 0 rassegnarsi a divenir preda del p' 1 forte fra gli stati unitari ehe le si svolgevano intorno. Al possesso d'Italia miravano, allegando diritti antichi 0 nuovi, la Francia, l'Impero, la Spagna. Quando Impero e Spagna combinarono la loro azione, le nostre sorti furono decise. Giova esaminare un po' davTieino anehe le fas1. di questa gara.
   La Francia avea già da tempo un pie' fermo in Italia: Genova ne rieono-seeva l'alto dominio; il Piemonte parea terra più franeese che italiana; Asti Apparteneva al duca d'Orléans.
   Carlo Vili, ispiratosi alla lettura dei veeehi poemi nazionali, ehe narravano le glorie di Carlo Magno, e infiammato dalla eoscienza delle nuove forze che l'unità politiea dava alla Franeia, deliberò di far valere i veeehi diritti degli Angioini sul regno di Napoj, e eon maravigliosa facilita lo oceupò noi 1495. Nè le sue vaghe aspirazioni si arrestavano a Napoli: che, di passaggio per Roma, s'avea fatto eoniare medaglie eoi titolo d'imperatore, e eolle isegne imperiali ora entrato trionfalmente nella eapitale del nuovo regno, del quale pensava farsi scala alla eonquista di Costantinopoli.
   Queste aspirazioni si fecero più ser'e e preeise eon Luigi XII (1498-1514), che alle pretese sul regno napoletano, nel frattempo nuovamente perduto, aggiunse pretese sul ducato di Milano, e nelle sue ambizioni ebbe favorevole papa Alessandro e la guelfa Firenze.
   Al titolo d'imperatore e all'egemonia d'Italia, ehe voleva dire allora l'egemonia di Europa, più focosamente aspirò Franceseo I (1515-1547), che rieonqui-stato il milanese e vendicata a Marignano l'onta di Novara, fu a un punto nel 1518 di ottenere la tanto ambita eorona e di rinnovare per la Franeia l'età di Carlo Magno.
   Ma i sogni dorati svanirono del tutto dopo la disfatta di Pavia (25 febbraio 1525), benèhè anehe più tardi la fortuna paresse di tratto in tratto favorire le as i-