LA VITA POLITICA ITALIANA DEL CINQUECENTO. 9
anche il nostro, per l'indipendenza: l'indipendenza è come l'atto sulenne di maggiorenni tà con cai l'individuo etnico è mosso in balìa di sè stesso, e che, facendolo responsabile del suo bene e del suo male, lo spinge a mostrarsi degno della nuova condizione, al tempo stesso che gli assicura il godimento pieno e compiuto dell'opera propiva. Ma è certo d'altra parte che l'indipendenza non è tutto per una nasone: ch'essa da per sò, anzi, è un bene fittizio, come quello clic difficilmente si può conservare, quando vada disgiunta da un'altra condiz >ne, dall'unità: la quale sola dà i mezzi della difesa, e sola permette di compiere quei grandi fatti che sono l'orgoglio e il godimento supremo d' una na: ;ionc. Ora è certo che chi giudichi la nostra stoiia politica del cinquecento coll'unico criterio dell1 indipendenza, quegli dovrà condannarla, e dichiararla un vero vituperio; ma è certo ancora, che chi la giudicasse coll'unico criterio dell'unità, quegli dovrebbe mettere il cinquecento tra i più bei momenti della storia italiana, dall'età romana in poi : l'età di Carlo V gli dovrebbe parere almeno tanto bella quanto quelle di Carlo Magno e di Feder^'o II.
Ma chi voglia pronunciare un equo giudizio su quella e sulle altre età della nostra storia, dovrà adoperare il doppio criterio dell'indipendenza e dell'ui ità ; il criterio, insomma, delle due condizioni, per le qua;, una nazi me può dirsi veramente capace di vita nobile e grande. Ora, ben pesando quanto l'Italia del cinquecento perdesse d'indipendenza o anche delle sue libertà cittadine, e raffrontandovi quel tanto ch'essa acqr.'stava d' unità c d'influenza oste: !ove, quanto i i ispecie essa guadagnasse nell' ordinamento de' singoli stati ingrossai ; e' bisogna pur confessare che le perdite furono esuberantemente compensate dai guadagn\ La Francia, la Spagna, l'Inghilterra, pur conservando l'ind pendenza complessiva, hanno perduto anch'esse in questo frattempo gran parte delle loro libertà locali e territoriali: e della perdita s; dolsero altamente i contemporanei, Ma gli storici di questi paesi, pur tenendo conto del danno relativo, non dimenticano mai 1 vantaggio fondamentale dell' unità politica allora acquistata o assodata, unità che trovava necessariamente 1 suo rappresentante e difensore nel potere assoluto del re. E i nostri storici, anche deplorando che il cinquecento perdesse, come allor si diceva, la libertà, o, come noi diciamo, l'indipendenza, non devono scordare I grande vantaggio dell'unirà acquistata, sia pure per impulso esteriore; di qucl-1' unità che ravvivava nell'animo degli Italiani il sentimento di fratellanza, e fa-cea loro presentire un migliore futuro, per il quale tutti d' accordo si dovevano adoperare.
Ne più giusta è l'accusa che molti de' nostri storici danno al cinquecento : di mancanza, cioè, di patriot limo, di quel patriotismo che avea fatto di sè così belle prove colla lega lombarda. Poiché, certo di questo patriotismo municipale, o provinciale, o regionale non mancarono illustri esempi neppure all' Italia del cinque-cent'; mentri solo nel cinquecento, quando un unico pericolo minacciò tutto o quasi tutto il paese, quando un solo servaggio fu imposto più o meno direttamente a tutta quanta 1 Italia, allora solo s ridestò il patriotismo non più locale, ma generale, o a italiano (1). Scomparvero allora molte patrie^ e la rovina ne fu più d'una volta dolorosa ; ma sorse l'idea della patria, quantunque ancora quasi evanescente nel concetto d'un vasto impero europeo.
Ciò, del resto, ch'è avvenuto all'Italia del cinquecento era chiaramente desij gnato d. Ila sua storia anteriore, e sta in perfetta armonia col suo sviluppo successivo. Unja rapida scorsa per la nostra storia politica dall'età romana in poi ci metterà aegvo in caso di apprezzare il nostro cinquecento, in quel che ha fatto e in quello che non poteva fare : e ci mostrerà come con perpetua vicenda il van* taggio d'aia maggiore unificazione sempre si ottenesse tra noi con una perdita d indipendenza; e come, viceversa, una maggiore indipendenza si ottenes e per
(1) Cfr. Burckhardt, I, 174. Canello.'
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